VISIONI D'IMPRESA

31 marzo 2013

Parte dall’Umbria la cura per l’ambiente dell’Austria

di Diego Aristei

C’è un’azienda umbra che ha fatto dell’eccellenza la sua arma migliore conquistando  i severi ed esigenti tedeschi della Siemens e  un’amministrazione comunale rosso-verde  come quella di Vienna che lavora ormai da  anni nell’ecosostenibilità ambientale della  città con eccellenti risultati. Un esempio su  tutti: la giunta austriaca ha messo in campo  ulteriori incentivi perché si lasci l’auto a casa,  quali l’abbonamento annuale a tutti i mezzi  pubblici ad una modica  cifra di un euro al giorno  e il potenziamento della  rete di piste ciclabili che  è giunta alla estensione  di oltre un migliaio di  chilometri nella Grande  Vienna. Insomma il verde dell’Umbria ben si coniuga  con quello della capitale austriaca e tutto per  merito dell’azienda Rampini di Passignano  sul Trasimeno.  Non è un caso che la presidente della Regione  Catiuscia Marini accompagnata dall’assessore  all’Ambiente Silvano Rometti abbia visitato  nelle scorse settimane lo stabilimento sotto le  colline di olivo del Trasimeno. “Imprese come  la Rampini – ha detto soddisfatta la Marini –  rappresentano dei casi di eccellenza rispetto a  know how e capacità d’innovazione e non è  un caso che siano proprio le attività di ricerca e  sviluppo che hanno consentito in questi anni  a quest’azienda di essere competitiva su mercati internazionali fortemente concorrenziali”.  Insomma un elogio tutto tondo. Il paradosso è  che la Rampini, ad esempio qui in Umbria non  ha un cliente. Misteri tutti italiani. Con cinquanta anni di storia l’azienda familiare Rampini (Stefano e  Franco sono gli amministratori delegati mentre gli altri due fratelli  Sergio e Cristina, insieme al marito di quest’ultima Giuseppe Lepore  sono i consiglieri) è leader nella progettazione e produzione di mezzi  speciali, bus urbani con particolari caratteristiche (diesel, elettrici,  bus urbani).  Accanto a questa nicchia di prodotti “si affiancano – spiega Stefano  Rampini che ricopre anche l’incarico di presidente – la progettazione  e la produzione di mezzi ad alto contenuto tecnologico per attività  specifiche come ad esempio telai destinati a impieghi speciali, veicoli per regia mobile, veicoli per trasmissioni satellitari, attrezzature  speciali per le forze armate”. Insomma in mezzo secolo la Rampini  di strada ne ha fatta e molta. Da quando subito dopo la guerra Carlo, ottimo artigiano e fortemente legato alla sua Passignano, inizia  nel riparare residuati bellici e anno dopo anno vede crescere la sua  creatura che si specializza nella manutenzione di automezzi militari.  Tra i principali clienti Finmeccanica industria attiva prevalentemente  nella difesa e nell’aerospazio e leader mondiale. “Siamo però solo  all’inizio” racconta con un certo orgoglio il presidente Stefano con il  suo sorriso contagioso. Nell’azienda della zona industriale operano  un centinaio di persone di cui il 10% si occupa di ricerca e innovazione. “Fondamentali – spiega Rampini – soprattutto per settori come  quello aeronautico. Riusciamo così a produrre veicoli antincendio,  scale per l’imbarco passeggeri negli aeroporti e addirittura gatti delle  nevi”. Dieci anni fa un altro decisivo passo. I fratelli, uniti e compatti  decidono di diversificare la loro produzione. Scelta lungimirante visto  poi quello che sta succedendo proprio a Finmeccanica.  “Per prima cosa – racconta ancora il presidente della Rampini – abbiamo acquistato  un’azienda fallita che costruiva autobus per  il trasporto pubblico con l’obiettivo di fare  ricerca e sviluppo soprattutto sull’idrogeno e  sull’elettrico”.  Intanto nel mondo, per la verità poco in Italia, aumentava la sensibilità verso queste  tematiche e soprattutto sul futuro del trasporto. Veicoli elettrici a batterie o alimentati a  idrogeno: questo era il dilemma. E per la  Rampini si apriva una vera e propria prateria  che può ora essere cavalcata grazie ad Alè un  city bus a emissioni zero realizzato in collaborazione con la Siemens. Ai tedeschi spetta  lo sviluppo del motore.  Si badi bene, non stiamo parlando di Sansone (Siemens) contro Golia (Rampini).  “Assolutamente no – taglia corto l’amministratore delegato.  – Il rapporto è paritario, soprattutto  di stima reciproca  e grande rispetto. I  tedeschi sono fatti così. Ti studiano, ti analizzano e quando  sanno che hanno a che fare con persone  serie il rapporto è paritario. Un po’ quello  che sta accadendo con l’azienda municipale viennese di trasporto pubblico Wiener Linien. Con loro si lavora davvero bene perché  c’è massima collaborazione per un progetto  che è ottimizzato continuamente”.  Solo la creatività e la genialità italiana potevano partorire Alè che gira per Vienna ospitando migliaia di passeggeri.  Questo bus elettrico dispone di un pantografo che permette di ricaricare le batterie attraverso soste di quindici minuti nei capolinea. “Entro  il 2013, i nostri dodici bus gireranno su due linee urbane. E questo ci  permetterà di studiarne una evoluzione. Il mercato è in espansione e  noi vogliamo essere protagonisti. Altre città si sono fatte avanti come  ad esempio Nizza.  Noi guardiamo non solo al Nord Europa ma anche fuori: penso al Centro e Sud America con uno sguardo particolare – annuncia Stefano  Rampini - al Brasile”. L’Italia e l’Umbria? “Qualcosa si muove come a  Piacenza e Gorizia ma credo che il nostro Paese negli anni passati abbia perso un treno importante. Comunque noi puntiamo alle grandi città  come Roma.  Per l’Umbria posso dire che ci ha fatto piacere la visita della presidente  Marini. Che dire: se sono rose fioriranno”. L’azienda Rampini è una di  quelle che esporta all’estero il made in Italy. “Posso dire con una punta  di orgoglio – conclude Stefano Rampini – che ci sentiamo all’altezza  dei partner europei. Una volta i vertici della Siemens ci hanno detto  che era un piacere lavorare con noi. Detta da un’azienda che ha 15mila  dipendenti non può che farci onore. Se un’azienda è seria tutte le porte si aprono”. Questa è la storia dell’azienda Rampini, alta tecnologia  condivisa.    

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