VISIONI D'IMPRESA

31 dicembre 2011

Mozzarella di bufala made in Umbria, un'idea originale e vincente

di Beatrice Vergari

 Non è una, sono centoventi. Gianluca Paolo, imprenditore 28enne di origine casertana, ama le bufale. Ma solo quelle in carne, ossa e stazza notevole che riempiono la sua stalla. «Animali docili a differenza di quanto si possa pensare, anche se di indole selvatica», si affretta a dire nella pausa lavoro tra la mungitura e la trasformazione di quel prodotto di qualità grasso e gustoso – la mozzarella di bufala – che fa coppia d’eccellenza con la pizza Margherita. Dalle colline di Lerchi, in Alto Tevere, dove ha sede la fattoria Montelupo, vengono distribuiti in tutta Italia quasi 15mila chili ogni anno di mozzarelle di bufala made in Umbria. «Produciano una quarantina di chili di mozzarella al giorno per 360 giorni l’anno – racconta l’imprenditore – utilizzando esclusivamente il latte prodotto nella nostra azienda di Città di Castello. Ne avessimo di più, lo venderemmo tutto». Sta proprio qui il nodo del futuro di questa micro impresa zootecnica finalista del concorso nazionale Oscar Green 2011. «Vorremmo acquistare un’altra ventina di capi – spiega – che ci permetterebbero di aumentare la produzione e far fronte completamente alla domanda quotidiana di prodotto. Le vendiamo in tutta l’Umbria e fuori: alcuni campani che lavorano in zona comprano da noi». Completerebbe poi il quadro una macelleria aziendale. «Ci stiamo lavorando da qualche anno – aggiunge Paolo – perché la carne di bufala è povera di colesterolo e ha quindi un buon mercato. Finora non abbiamo trovato negli istituti di credito un partner di crescita e sviluppo per la nostra fattoria: i tempi per la concessione di un finanziamento sono troppo lunghi e, a volte, dopo la fase istruttoria l’imprenditore si sente rispondere un “no”. Solo all’inizio ho ottenuto una finanziamento bancario, poi ho cercato di crescere facendo conto solo sulle forze della fattoria». Un caso di piccola impresa sana, produttiva, che incassa tutto ciò che vende ma che fatica a fare il salto di qualità. «Potevo fare l’operaio ma ho scelto di fare impresa. Oggi la difficoltà più grossa è quella di realizzare il sogno di far crescere e rendere più competitiva la mia azienda. Eppure un giovane che si presenta in banca a poco più di 20 anni che garanzia può offrire? Solo la propria fatica e il proprio impegno. E la volontà di fare bene». La fattoria Montelupo è l’unico allevamento di bufale in Umbria, sulle colline tifernati, e la filiera è davvero corta: tra la stalla e il punto vendita aziendale ci sono meno di trecento metri. Intorno c’è un podere di 33 ettari dove le bufale in estate pascolano all’aperto. «È un terreno argilloso – spiega Gianluca Paolo – su cui nasce un’erba naturale perfetta per i nostri animali». La sua è una piccola impresa nata nel 2006, quando – finito l’istituto agrario – il giovane casertano si guarda intorno alla ricerca di un lavoro. «Amo molto la natura, l’aria aperta e di fare l’operaio in una fabbrica non mi andava – racconta – così con mio padre, che aveva lavorato in Campania nel settore della trasformazione del latte di bufala, abbiamo deciso di mettere a frutto la sua esperienza. Nel 2006 abbiamo acquisito, con l’aiuto di un finanziamento bancario, una proprietà con un antico casale dell’Ottocento da ristrutturare. Siamo partiti con l’acquisto di 40 capi e con l’allevamento». Dopo due anni aprono il punto trasformazione con vendita al pubblico e un negozio a Città di Castello. «Le prime soddisfazioni sono arrivate dopo qualche anno», prosegue. «All’inizio è stato solo lavoro dalle cinque del mattino alle sette di sera, ma avere a che fare con un prodotto di qualità realizzato con latte proprio ha pagato». Una garanzia in tempi in cui il consumatore cerca la genuinità e torna a fare spesa ai piccoli mercatini di prodotti locali. «Per noi è stato determinante, insieme ai punti vendita, il sistema dei mercati di Campagna Amica». L’impresa è completamente a gestione familiare: insieme ai genitori lavorano anche la sorella e la fidanzata di Gianluca Paolo. «Ci sarebbe bisogno anche di un ragazzo per la mungitura», ammette Paolo. «Vediamo cosa ci porterà il 2012».