STUDI E RICERCHE
30 giugno 2011
Voglia di fare IMPRESA
IX Giornata dell’economia
di La Redazione
In contemporanea da tutte le Camere italiane lo stato di salute dei sistemi economici locali sulla base dei dati reali elaborati dagli osservatori camerali.
Il presidente della Camera di Commercio Giorgio Mencaroni, ha tenuto la Relazione sullo Stato dell’Economia Provinciale. Conclusioni della presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini. Presenti Parlamentari umbri, rappresentanti delle Istituzioni e delle Amministrazioni locali, dell’Università degli Studi di Perugia e dell’Università per Stranieri, componenti del Consiglio e della Giunta della Camera di Commercio di Perugia, esponenti delle Associazioni di Categoria e delle Organizzazioni Sindacali.
Da un decennio, in contemporanea tra loro, tutte le Camere di Commercio italiane dedicano una giornata – la Giornata dell’Economia – all’analisi del quadro di sistema delle economie locali, del loro livello di sviluppo, della reale situazione in cui si trovano. Una mappa tracciata sui singoli territori provinciali seguendo la bussola dei dati elaborati dagli osservatori camerali. Alla Camera di Commercio di Perugia la IX edizione della Giornata dell’Economia è stata aperta da Giorgio Mencaroni presidente della Camera di Commercio di Perugia con la tradizionale Relazione sullo Stato dell’Economia Provinciale che nell’anno appena trascorso “pur ancora segnato dagli effetti di una crisi gravissima e lunga oltre ogni previsione, ha portato ad una significativa inversione di tendenza rispetto ai momenti di difficoltà più acuti del biennio 2008- 2009”. “La base imprenditoriale ha conservato vitalità e dinamismo – ha affermato il presidente Mencaroni – si è allargata per l’avvento di nuove imprese, nate ad un ritmo superiore rispetto alle chiusure, ha retto l’urto e le imprese, almeno la maggioranza di esse, hanno saputo concorrere con buoni risultati sul mercato interno e su quelli esteri”. Mencaroni guarda al prossimo futuro con ottimismo, anche se “il 2010 non ha visto la fine della crisi, ma ha portato risultati almeno incoraggianti. La ripresa è ancora debole e discontinua, ma è in atto, sospinta dalla voglia di fare impresa, dalle performance del manifatturiero e dal buon andamento dei flussi di import-export”. Ma il presidente della Camera di Perugia, non nasconde le difficoltà, che si sperava meno intense nel 2010. “Non vanno bene l’Artigianato e le imprese di più piccole dimensioni, così come il commercio al dettaglio, bloccato dalla stagnazione dei consumi. E l’occupazione non riprende a causa di una crescita troppo modesta per creare lavoro, ma che tuttavia, a fine 2010, almeno in termini assoluti, ha visto arrestarsi l’emorragia a quota 276.000 occupati registrati, gli stessi del 2009”. Oggi a ben vedere, il lavoro è tra le emergenze più serie e i dati camerali definiscono con chiarezza quanto è successo in provincia nell’ultimo biennio: 2000 posti in meno fra gli “occupati dipendenti”, una perdita secca mal compensata da una crescita degli “occupati indipendenti”, che rimanda ad una dinamica non necessariamente sintomatica di una maggiore vitalità delle attività autonome quanto di una precarizzazione del mercato del lavoro. In aggiunta a questo, il tasso di occupazione si è ulteriormente ridotto, passando dal 64% del 2009 al 63,6% del 2010, e il tasso di disoccupazione provinciale è arrivato al 6,9%, in crescita rispetto al 2009, che è anche il valore più alto registrato dal 2004. Il dato, tuttavia, risulta inferiore a quello del Centro, pari a 7,6% e soprattutto a quello nazionale, che sale al 8,4% (era 7,8 nel 2009). In aggiunta si registra l’esistenza di una quota di forza lavoro che resta inattiva, fuori da percorsi formativi e che non riesce a trovare occupazione: sono i cosiddetti “neet”, giovani con un’età compresa fra i 15 e i 29 anni, che non sono iscritti a scuola o all’università, non seguono corsi di formazione o aggiornamento professionale e non lavorano. I dati più recenti li quantificano, in Italia, in circa due milioni, il 21,2% della popolazione giovanile; in Umbria la loro quota è del 15,4%, che nella popolazione femminile di riferimento arriva addirittura al 19,2%. “Un dato allarmante – secondo Mencaroni – che deve far riflettere e spingerci a rafforzare gli strumenti per favorire il loro ingresso nel mercato del lavoro, investendo ad esempio sull’apprendistato, orientando meglio i percorsi formativi dentro e fuori le aziende, così da ridurre il cosiddetto mismatching fra domanda e offerta di lavoro, e promuovendo i percorsi di alternanza scuola-lavoro”. La ripresa del sistema, comunque, passa necessariamente per le imprese e ad esse occorre guardare “se non vogliamo restare in mezzo al guado, tra una crisi che ristagna e le economie che sono già nel futuro”. Sapendo di poter contare su un sistema d’impresa sano, fondato su un desiderio di intraprendere e una determinazione che la crisi non è riuscita a sfibrare”. Nel 2010 le imprese perugine sono salite a 74.026 unità, con una variazione percentuale rispetto all’anno 2009 dell’1%, la crescita annua più elevata registrata nell’ultimo quinquennio, superiore alla media nazionale di più del doppio. Alla fine dell’anno, il bilancio tra le aziende nate e quelle che hanno cessato l’attività ha fatto registrare un aumento di 716 unità, anche questo il migliore dal 2006. Un risultato determinato dalla ripresa delle nuove iscrizioni, (miglior risultato dal 2008) e dal contemporaneo rallentamento delle cessazioni (il valore più contenuto degli ultimi sei anni). In termini percentuali nel 2010 le iscrizioni sono cresciute del 5,7% e le cessazioni si sono ridotte del 10,9%. Da sottolineare la forte crescita delle società di capitali che, con un saldo di +533 unità, hanno inciso per quasi i tre quarti (74%) sul saldo complessivo e la tenuta delle ditte individuali che, dopo un triennio di progressiva riduzione dello stock, nel 2010 sono tornate a crescere lievemente. Le ditte individuali continuano ad essere la forma giuridica più diffusa in provincia: con 40.739 unità nel 2010, rappresentano il 55% delle imprese provinciali. Ancora difficoltà per il comparto artigiano che ha chiuso l’anno 2010 con un saldo negativo (-160 aziende), seppure in miglioramento rispetto al 2009. Nel corso del 2010 le iscrizioni sono cresciute del 4% rispetto all’anno precedente, mentre le cessazioni sono in flessione del 9%. Infine è in aumento la componente extracomunitaria dell’imprenditoria perugina. Gli imprenditori nati in paesi extra UE nel 2010 hanno superato la soglia dei 5 mila, segnando una variazione percentuale di +5,8%, in accelerazione rispetto al +4,1% registrato nell’anno precedente. Le esportazioni crescono – nel 2010 + 13% tendenziale a fronte del disastroso – 20% del 2009 – ma ancora al di sotto della media nazionale che viaggia con 3 punti di vantaggio (+16%). Un altra prova della bassa propensione all’export, che non va oltre il 12,5% del valore aggiunto, mentre il Centro Italia vanta un + 17,4%, per non parlare della media Italia che nell’anno passato ci ha superato del doppio, + 24,3%. La componente principale delle esportazioni ha interessato il settore metalmeccanico ed elettronico (44%), ma molto positive è l’export provinciale del sistema moda (19%) e del settore agroalimentare (15%). I dati relativi al PIL 2010 presentano per la provincia di Perugia un valore pro-capite pari a 24.360 euro, ancora inferiore al dato nazionale (25.615 euro) e a quello del Centro (28.610 euro). Tuttavia nell’ultimo anno la provincia ha registrato una crescita del prodotto interno lordo pro-capite, in termini correnti, pari a +2,8%, superiore al livello nazionale, dove la variazione del 2010 si è fermata a +1,8% e a quella delle regioni del Centro (+1,9%). La Giornata dell’economia 2011 ha indicato alcuni punti cardine per sperare in una ripresa finalmente forte a cominciare dalla implementazione dell’attività legata alla Green Economy. È ormai sotto gli occhi di tutti che, se si vuole mantenere la qualità della vita per le generazioni future, bisogna riuscire a coniugare lo sviluppo economico, e sociale, con la “sostenibilità” ispirata alla capacità di progettare e costruire attività e sistemi che garantiscano i limiti di conservazione dell’ambiente globale, del contesto fisico e naturale. Sulle prospettive del 2011, il Segretario Generale della Camera di Commercio di Perugia Dr. Mario Pera si è riferito alle conclusioni di una analisi elaborata da Unioncamere e Prometeia che indica per l’anno in corso la prosecuzione di una ripresa graduale dell’economia italiana il cui PIL dovrebbe crescere dell’1,2%, contro l’1,3% del 2010. A livello territoriale, per il 2011 si prevede un lieve rallentamento con il Nord Italia capace di realizzare un + 1,4%, mentre il Centro si posiziona poco al di sotto della media nazionale (0,9% rispetto all’1,2%). La crescita in Umbria e nella provincia di Perugia per quest’anno dovrebbe attestarsi a +0,9%, sotto la media nazionale. Nel biennio 2012-2013 il recupero rispetto alla recessione del 2009 proseguirà lungo un sentiero di crescita graduale e relativamente moderata. Il PIL dell’Italia dovrebbe mostrare una lieve accelerazione, attestandosi a l’1,4%. Lo stesso valore è previsto per la ripartizione del Centro. L’Umbria che si attesterà poco al di sotto con 1,3%, ancora inferiore la variazione in provincia di Perugia, 1,2%. “Anche quest’anno, dalla Giornata dell’Economia ricaviamo indicazioni preziose ai fini dell’adozione di politiche di intervento sempre più efficaci e mirate al sostegno del nostro sistema economico” ha tenuto a precisare Catiuscia Marini, presidente della Regione dell’Umbria. “Politiche da condividere tra istituzioni, forze economiche e sociali, in quella che abbiamo voluto definire ‘Alleanza degli Umbri’”. La presidente Marini si è soffermata in particolare su 4 punti: l’espansione della base imprenditoriale locale, l’occupazione, l’Export e l’Innovazione. “È sempre positivo – ha detto Marini – che resti viva e vitale la propensione all’imprenditorialità della Regione soprattutto quando si manifesta attraverso la costituzione di forme societarie strutturate ed evolute”. Per la presidente della Regione è l’occupazione oggi a destare le maggiori preoccupazioni A fine 2010 la caduta si è arrestata, ma non si creano nuovi posti e la situazione resta pesante soprattutto tra i giovani. Il lavoro non c’è e quando c’è è di scarso livello, spesso precario, prova evidente che non si sta investendo sul capitale umano ed in particolare su profili professionali di alto livello, gli high skill, i laureati: l’Umbria in questo sconta un gap pesantissimo rispetto ad altre regioni italiane”. Una riflessione sull’export e sull’innovazione è stata richiamata dalla Presidente Marini: “I dati positivi dell’export – ha detto – vanno letti al netto dei prodotti metalliferi che incidono fortemente sul totale regionale: fatta questa operazione i nostri risultati si riducono e restano al di sotto a quelli delle regioni del Centro e del Nord”.