STUDI E RICERCHE
7 maggio 2021
Vaccini e pandemia
L'analisi storico, politica, commerciale dell'utilizzo dei vaccini nell'attuale crisi pandemica mondiale.
Sabin: "Io credo che l'uomo più potente del mondo sia quello che riesce a trasformare il nemico in fratello”.
di Antonella Jacoboni
Lo storico F.M. Snowden nel suo libro Epidemics and Society del 2019 ci dice che le malattie infettive non sono eventi casuali che colpiscono l'umanità, ma che “ogni società produce le sue vulnerabilità specifiche. Studiarle significa capire la struttura sociale, lo standard di vita, le priorità politiche”. Nella storia le crisi sanitarie hanno favorito l’innovazione scientifica e sociale ed hanno tracciato il percorso del successivo sviluppo anche economico e forse le difficoltà attuali non sono un’eccezione e ciò che ci insegnano non dove essere perduto.
Oggi il mondo è in piena emergenza per la pandemia da COVID-19 che ha causato la morte di oltre 3 milioni di persone (dati Organizzazione Mondiale della Sanità del 7 maggio 2021) di cui circa un milione in Europa e circa centoventidue mila in Italia.
Questo ci insegna che le malattie infettive sono ancora una minaccia e che sono anche un effetto collaterale del progresso.
I danni sono stati gravi, l’impatto ha investito contemporaneamente i settori produttivi ciclici e i servizi con un conseguente abbassamento nel 2020 del Pil mondiale di circa il 3,5% (dati World Economic Outlook del FMI del 26 gennaio 2021) mentre per il 2021 è prevista una crescita positiva del 5,5%. Con la ripresa dell’attività economica dovrebbe ripartire anche il commercio, che si stima segnerà un circa +8% nel 2021. Secondo i più recenti dati della Organizzazione Mondiale del Commercio, gli scambi commerciali globali hanno avuto un calo del -8% nei primi 9 mesi del 2020.
La crisi provocata dalla pandemia lascerà lacerazioni profonde: spingerà nel mondo circa 100 milioni di persone in condizioni di povertà estrema nel periodo 2020-22. Nel 2020 si è verificato un record di fallimenti di stati sovrani tra cui Argentina, Ecuador, Zambia, Libano e un notevole incremento dell'indebitamento pubblico globale raggiungendo la cifra record di 281 mila miliardi di dollari pari al 355% del Pil mondiale; in l'Italia siamo arrivati al 157% del Pil. (dati Fondo Monetario Internazionale Fiscal Monitor aprile 2021)
Il Fondo Monetario Internazionale ci ricorda che i danni ricadranno in misura maggiore su i lavoratori meno qualificati, le donne, i giovani, gli addetti ai settori che necessitano di presenza fisica come il turismo. I posti di lavoro persi saranno molti, non ancora del tutto quantificabili “potremmo assistere ad un aumento esponenziale delle disuguaglianze, come mai prima d’ora, sostiene Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International, una distanza tanto profonda tra ricchi e poveri da rivelarsi più letale del virus stesso”. In Italia sono stati cancellati circa 900mila posti di lavoro e secondo la Confcommercio sono stati persi circa 107 miliardi di spesa concentrati nei settori: abbigliamento e calzature, trasporti, ricreazione, spettacoli e cultura, alberghi e pubblici esercizi.
I vaccini sono un'arma sanitaria eccellente per porre fine a questa situazione, ma sono contemporaneamente anche uno strumento geopolitico, economico e commerciale. Il rilancio dell'economia mondiale e dei singoli stati dipende dalla campagna vaccinale globale che sarà la più grande della storia dell'umanità.
La consegna e la somministrazione di questi presidi presenta sfide senza precedenti per velocità e specificità, specialmente nei paesi a basso reddito. Un’azione rapida può contribuire a ridurre il pericolo di povertà per molte nazioni e rappresentare un’opportunità per affrontare i problemi che hanno condizionato la crescita e la prosperità negli ultimi decenni e che non sono mai stati veramente affrontati.
In tempi brevissimi sono stati messi a punto dalle industrie farmaceutiche diversi vaccini: gli americani Pfizer BioNTech, Moderna e Johnson&Johnson, l'anglosvedese Astrazeneca, ma ci sono anche il russo Sputnik e i cinesi Sinopharm Beijing, Sinopharm Wuhan e Sinovac e l'indiano Covaxin ed altri sono in preparazione come il Soberana della piccola Cuba. Occorrono dai 12 ai 14 miliardi di dosi per vaccinare tutta l'umanità ed fino ad oggi ne sono state somministrate quasi un miliardo (dati Organizzazione Mondiale della Sanità maggio 2021) in prevalenza nei paesi ricchi dove una persona su quattro lo ha ricevuto, in quelli poveri una su 500 (dati Our World In Data) ed ora la sfida è renderli disponibili a tutti.
In un mondo economicamente e commercialmente globalizzato ed interconnesso non può essere ignorata né essere aggravata la povertà dei meno fortunati. Infatti se i lavoratori del terzo mondo perdono il loro lavoro e cadono in una situazione di indigenza non possono permettersi di acquistare merci del nord America ed Unione Europea, ma preferiranno quelle a basso costo provenienti dalla Cina che vedrà incrementare ulteriormente le sue esportazioni con un notevole danno per le economie occidentali. Va ricordato che nel 2020 il Pil di Pechino ha avuto un aumento del +2,3% (dati del National Bureau of Statistics of China) e per il 2021 si prevede un +8%; mentre nei primi 3 mesi del 2021 c'è stato un balzo del +18,3%. Una area economica tanto più è avanzata ed aperta tanto maggiore sarà il potenziale guadagno economico derivante dalla disponibilità globale dei vaccini.
Uno strumento di solidarietà internazionale è il Covax, una iniziativa nata da comuni intenti dell’Alleanza per i Vaccini (Gavi Alliance), dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Coalizione per l’innovazione in materia di preparazione alle epidemie (Cepi), finalizzata a supportare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione dei nuovi vaccini Covid-19 in tutto il mondo. Lo scopo è quello di contrastare il nazionalismo della protezione vaccinale e di riuscire ad immunizzare gratuitamente circa il 20% della popolazione, la più disagiata del pianeta e di arginare in tempi brevi la pandemia per evitare il diffondersi di varianti del virus potenzialmente molto pericolose. Uno studio dell’International Chamber of Commerce del 15 marzo 2021 ci indica che nessuna nazione può riprendersi efficacemente se i vaccini non saranno accessibili a tutti i paesi; le perdite economiche possono essere mitigate solo attraverso un efficace coordinamento globale che ne garantisca un accesso equo. Se si perseguisse un approccio non coordinato alla lotta alla pandemia si rischia di perdere nel 2021 un Pil globale pari a 9,2 trilioni di dollari. I finanziamenti necessari per questa strategia non sono solo generosità, ma devono essere considerati una opportunità di investimento e non una perdita.
I governi di India e Sud Africa e un centinaio di nazioni, supportati da molte organizzazioni internazionali, ed anche dai premi Nobel J. Stigliz e M. Yunus, hanno chiesto all'Organizzazione Mondiale del Commercio di sospendere i brevetti su farmaci e sui vaccini anti Covid fino alla fine della pandemia. Tanto più che le grandi case farmaceutiche sono state finanziate con svariati miliardi di dollari di fondi pubblici sia statunitensi che europei. In un primo momento a negare il consenso sono stati i rappresentanti di Usa, Gran Bretagna, Svizzera, Canada e Giappone ed anche dell'Unione Europea, mentre le ultime notizie indicano che il presidente americano Biden ha dato la sua approvazione alla moratoria sui brevetti. Una buona notizia perché “solo con la solidarietà si farà il grande balzo” ha detto il cardinale Ravasi.
L'Europa ha perso un grande spazio etico, scientifico, politico e commerciale non avendo avuto la lungimiranza di organizzare la ricerca per un vaccino interamente europeo che le avrebbe permesso di essere indipendente per quanto riguarda l'approvvigionamento e di legare a sé intere popolazioni del terzo mondo con enormi ricadute economiche e commerciali; in breve ha rinunciato “ad alleanze che generano alleanze”. Le attuali complicazioni di una lenta campagna di immunizzazione sono la conseguenza di tali scelte.
“In un mondo in cui i vaccini sono diventati una nuova misura del potere geopolitico la Russia e la Cina potranno permettersi di sorridere davanti alle difficoltà che su questo fronte l’Europa si è procurata”. (The New York Times del l4 febbraio 2021)
Pechino sta fornendo assistenza sotto forma di regalo vaccinale a 53 nazioni in via di sviluppo, la maggior parte africani o asiatici, come Zimbawe, Guinea Equatoriale, Pakistan, Cambogia e sta esportando i suoi vaccini in ventisette paesi, tra cui Serbia e Ungheria. Sono sessanta gli stati interessati al progetto cinese in Medio Oriente, Europa, America Latina e persino in Australia. La problematica sanitaria era un tema secondario nella grande strategia della politica internazionale del Dragone, invece oggi è diventata un punto centrale nonostante la popolazione cinese abbia una bassa percentuale di vaccinazione pari al 2% su 1,4 miliardi di persone. Una scelta resa possibile dalla scarsa diffusione dei contagi che è stata ottenuta con un contenimento sanitario di tipo militare e che ha dato i suoi benefici; invece in India, un paese altrettanto popoloso, si ha una situazione epidemiologica vicina alla catastrofe umanitaria.
Il vaccino dell’azienda statale cinese Sinovac si sta diffondendo in paesi finora esclusi dalla vaccinazione e questo non può essere ignorato dall'occidente. Gli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale estesero la loro influenza all'Europa con gli aiuti del Piano Marshall, oggi gli aiuti sanitari potrebbe svolgere la stessa azione verso l'Africa, continente che per i cinesi e per gli europei è strategico.
Feng Doujia, presidente della China Vaccine Industry Association ha dichiarato che Pechino conta di produrre due miliardi di dosi entro la fine del 2021 e punta a raddoppiare la cifra alla fine del prossimo anno, coprendo il 40% della domanda mondiale.
La Russia contrappone alla strategia cinese della regalia vaccinale quella dei prezzi competitivi.
Lo Sputnik è già stato somministrato in 56 Paesi, in quasi tutta l’Asia, tutto il Sud America e una decina di paesi africani. In Europa sono state Ungheria e Serbia ad acquistarlo in anticipo sugli altri, con in più la Slovacchia e San Marino. Mosca ha siglando accordi per la sua produzione con India, Cina, Argentina e Corea del Sud, anche con alcuni paesi europei compresa l'Italia. In molti casi le dosi non saranno destinate agli stati in cui sono prodotti, ma ad Africa, Sud America e alla Russia stessa, che non è in grado di coprire da sola il proprio fabbisogno e dove è stato vaccinato solo il 4% della popolazione.
Il prezzo di Pfizer BioNTech è di circa 15 dollari a dose per l'Unione Europea di recente aumentato del 60%, 18 dollari per Moderna e 2,5 per AstraZeneca. 8,5 per Johnson&Johnson, il russo Sputnik costa 8 dollari a dose. Questi valori cambiano a secondo del paese acquirente perché la strategia commerciale fino ad oggi ha rispettato le regole della domanda e dell'offerta di un libero mercato. Il governo israeliano ha pagato per Moderna e Pfizer BioNTech 23,50 dollari a dose, gli Stati Uniti 19,50 dollari. Le grandi aziende farmaceutiche non hanno rinunciato alla remunerazione dei propri brevetti, fatta eccezione che per AstraZeneca e Johnson&Johnson che hanno scelto di imporre prezzi bassi ricavando pochi o nulli profitti.
Agli inizi degli anni '50 Albert Bruce Sabin riuscì a sviluppare un vaccino contro una malattia virale molto diffusa all'epoca, la poliomielite, che colpiva la popolazione infantile, ma anche numerosi adulti. A.B. Sabin non volle brevettarlo rinunciando a diventare un uomo ricchissimo, perché il prezzo basso ne avrebbe consentito una più estesa diffusione: “tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo” “Io credo che l'uomo più potente del mondo sia quello che riesce a trasformare il nemico in fratello”.
“È l’uomo che può rendere grande la Via, e non è la Via che rende grande l’uomo” (Confucio)
* Antonella Jacoboni è ricercatrice presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Perugia | antonella.jacoboni@unipg.it