STUDI E RICERCHE

30 giugno 2011

Paese che vai, tariffa che trovi

Rapporto Indis-Unioncamere

di Andrea Sammarco

Il ruolo delle Camere di Commercio negli ultimi anni si è arricchito di più specifici contenuti a sostegno dell’economia locale, soprattutto con riferimento a sistemi di monitoraggio riferiti alla formazione dei prezzi e delle tariffe. In un contesto di congiuntura economica poco favorevole il tessuto produttivo e distributivo del paese è stato particolarmente sollecitato dalle fonti di costo non comprimibile come le tariffe a dimensione locale (tariffa di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas, del trasporto pubblico locale ecc.).

In questo contesto l’INDIS da qualche anno porta avanti un lavoro sul monitoraggio delle tariffe dei servizi pubblici locali che vanno ad impattare sulle famiglie e le imprese, oltre a monitorare i prezzi nell’ambito dell’Osservatorio “Prezzi e mercati” (operativo sin dal 1982) in cui vengono fornite anticipazioni sugli sviluppi in tema di prezzi, inflazione e altri fenomeni che hanno evidenti ricadute sul tessuto economico del territorio. Lo studio sul monitoraggio delle tariffe dei servizi pubblici locali è contenuto nel “Rapporto prezzi e tariffe 2010”, i cui contenuti sono stati esplicitati lo scorso 16 dicembre nell’ambito del Forum su “L’incidenza delle tariffe dei servizi pubblici locali su famiglie e imprese” organizzato dall’INDIS. Il Forum, che si è svolto con lodevole successo, ha visto la presenza dei rappresentanti del mondo camerale, istituzionale, associativo delle imprese e dei consumatori, e ha costituito un’occasione importante per un’analisi delle diverse tariffe e articolazioni tariffarie, oltre a un approfondimento dell’impatto di tali tariffe sulla spesa e sul reddito di famiglie e imprese. Il tema delle tariffe negli ultimi anni è diventato di rilevante impatto per l’economia del paese con aumenti considerevoli, infatti dalla seconda metà degli anni 90 ad oggi le tariffe del servizio pubblico integrato sono cresciute del 100%, quelli della raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani dell’80%, quelli per la fornitura del gas naturale del 56%. Anche sul fronte dell’energia elettrica negli ultimi anni da più parti si è lamentato che l’elevato costo dell’energia pagato dalle nostre imprese è un fattore che ha contribuito a deteriorare la competitività delle imprese. Dallo studio effettuato è emersa una estrema variabilità della spesa di famiglie e imprese per lo stesso servizio da un Comune ad un altro, dovuta anche alla mancata uniformità normativa nazionale che ha creato una sovrapposizione tra norme generali e settoriali, nonché difficoltà nel delimitare i limiti di competenza normativa e regolatoria tra i diversi livelli istituzionali coinvolti (Stato, Regioni, enti locali). Nel settore dell’idrico e in quello dei rifiuti, la dinamica della spesa riflette la logica sottostante il sistema tariffario. Le riforme di settore di metà anni novanta hanno incentivato un processo di ristrutturazione e convergenza delle tariffe verso livelli ritenuti necessari alla copertura non solo dei costi di fornitura del servizio, ma anche alla remunerazione degli investimenti (il cosiddetto Metodo normalizzato indicato dalla Legge Galli del 1994 per il settore idrico, e dal Decreto Ronchi del 1997 per i rifiuti solidi urbani). Ad oggi tale convergenza non si è ancora conclusa. Nell’idrico in alcuni contesti è ancora il Ministero dello Sviluppo Economico, tramite il CIPE (Comitato per la programmazione economica) a stabilire l’entità degli aggiornamenti tariffari; mentre nei rifiuti in molte realtà locali vige un regime di prelievo fiscale (TARSU – tassa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani), senza l’obbligo di copertura integrale dei costi, rispetto ad un sistema a tariffa (TIA – Tariffa di igiene ambientale). Dai dati presentati al Forum è emerso, ad esempio, che per il servizio idrico integrato, per un nucleo familiare di tre componenti con consumo pari a 160 metri cubi di acqua all’anno, la spesa media del 2009 per un panel di Comuni indagato è pari a circa 214 euro, ma con una varianza piuttosto pronunciata: si va da un minimo di 48 euro a un massimo di 480 euro. Per lo stesso nucleo familiare che risiede in 108 metri quadri la spesa media annua per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani è di 242 euro, con un massimo di 590 euro per un minimo di 120 euro. Significativamente più ampia la dispersione della spesa spostando il perimetro di indagine sulle utenze non domestiche. Infatti per un ristorante di 180 metri quadri che preleva 1800 metri cubi di acqua all’anno la spesa media per il servizio idrico intergrato è pari a circa 3.800 euro con un minimo quasi di 900 euro e un massimo di oltre 8.000; invece, per la stessa tipologia di ristorante, la spesa media per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani si colloca intorno ai 2.800 euro, con un minimo di 275 euro e un massimo di oltre 18.000 euro all’anno. Una certa variabilità locale della spesa contraddistingue anche il trasporto pubblico urbano, infatti l’indagine ha mostrato che il presso di un biglietto orario si colloca su un valore medio di circa 1 euro nelle tre aree geografiche indagate (Nord, centro, sud e isole), con un minimo di 0.70 euro (rilevato nell’are sud e isole) e un massimo di 1.80 euro (rilevato nell’area del nord). Per l’abbonamento mensile il prezzo si assesta indistintamente intorno ai 27 euro, ma in questo caso si rileva un aumento della dispersione con un minimo di 13 euro (al nord) e un massimo di 55 euro (al sud e isole). Nel settore del gas naturale ultimamente si è assistito ad un processo di progressiva omogeneizzazione dei livelli tariffari sul territorio nazionale. Dal 1 luglio 2009 l’Autorità per l’energia elettrica e il gas ha portato a termine un processo di revisione dei criteri di determinazione delle tariffe applicate ai clienti finali che ha contribuito a ridurre in maniera considerevole la variabilità della spesa, che tutt’oggi, comunque, permane tra sei grandi ambiti tariffari nazionali ma si riduce significativamente a livello locale. Se nel gas naturale minori sono i problemi legati alle differenze territoriali dei livelli tariffari sostenuti dalle famiglie a copertura delle fasi regolate della fornitura, più critico è l’aspetto legato al mancato decollo della liberalizzazione della fase a valle della filiera, quella della vendita, nel segmento delle utenze domestiche. Per il gasolio da riscaldamento si tratta di un mercato a forte valenza locale in cui si distingue il ruolo delle camere di commercio chiamate a pubblicizzare prezzi di riferimento. Quello che è emerso dall’indagine è la discreta variabilità dei prezzi tra una piazza all’altra. Per un condomino che consuma 13.500 litri di gasolio da riscaldamento il prezzo unitario può andare da un minimo di circa 1euro/litro ad un massimo di oltre 1.30 euro/litro: in termini di spesa annua si tratta di una differenza di oltre 4.800 euro. Questi elementi sintetici comprovano la rilevanza di questo filone di lavoro per l’INDIS e del ruolo che il sistema camerale può giocare in chiave di trasparenza e di supporto alla tutela del mercato nel suo complesso. Dalla presentazione dello studio, infatti, è emersa da più parti l’esigenza di costituire sedi ove le istituzioni locali possano impostare con i vari portatori di interresse momenti di dialogo, confronto, dialettica, ispirandosi a logiche di accountability. In questa direzione l’Istituto ritiene utile:

• intensificare i rapporti con le Unioni regionali per rendere stabile il collegamento e l’interlocuzione del sistema camerale con il livello regionale, anche attraverso gli Osservatori locali permanenti in tema di prezzi e tariffe, letti nell’ottica di garantire la regolazione e la trasparenza dei mercati. In questa direzione, grazie al Fondo perequativo 2007-2008, quello relativo ai servizi pubblici locali (energia elettrica, gas naturale, servizio idrico integrato, servizio di smaltimento rifiuti solidi urbani) si candida a tutti gli effetti ad essere un programma integrato di ricerca e monitoraggio delle economie locali per l’anno in corso, che valorizzi con logiche di sistema le competenze tra l’INDIS-Unioncamere e le Unioni regionali;

• organizzare un gruppo tecnico di lavoro su “prezzi e tariffe”, coinvolgendo le Camere di commercio e le Unioni regionali per individuare le condizioni più idonee a rapportarsi maggiormente con il territorio su questi servizi, posto che nell’informazione sui prezzi e le tariffe le Camere di commercio hanno sempre rappresentato un importante punto di riferimento a livello territoriale con le pubblicazioni di listini e mercuriali, le rilevazioni ad esse affidate da Istat e Ministero dello Sviluppo Economico, nonché le rinnovate funzioni affidate al sistema camerale dalla legge di riforma;

• intensificare, nell’ambito del Piano triennale di coordinamento programmatico sottoscritto lo scorso ottobre tra Unioncamere, INDIS e BMTI (Borsa Merci Telematica Italiana), la rilevazione dei dati sui prodotti agroalimentari all’ingrosso, valorizzando il patrimonio informativo delle Camere di commercio e delle Unioni regionali in materia di prezzi dei prodotti agroalimentari ittici e carnei incrementandone la trasparenza. Il potenziamento delle sedi di confronto e verifica, in specie per rilevare le tensioni in atto su prezzi e tariffe quando abbiano matrice locale (rispetto a particolari ambiti o filiere e alle loro dinamiche nazionali), potrà essere funzionale non solo ad un raccordo strategico con il monitoraggio svolto a livello nazionale (dall’Osservatorio prezzi dell’INDIS ma anche dal centro studi Unioncamere), quanto per l’individuazione di possibili strumenti di intervento in grado di contribuire alla tutela del mercato.

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