STUDI E RICERCHE

8 marzo 2021

Domanda e offerta dei prodotti alimentari nell’emergenza Covid-19

Il IV Rapporto Ismea analizza il trend dei consumi delle famiglie italiane, la situazione di mercato e i prezzi di tutte le filiere agroalimentari nel corso dell'epidemia

di Paola Buonomo

L'analisi dell'Ismea ci fornisce anche il polso di come si sono trasformate le abitudini di consumo degli italiani durante la pandemia: maggior consumo di olio extravergine di oliva, probabilmente a causa del maggior tempo passato in cucina; birre, aperitivi e spumanti a trainare le vendite delle bevande; più spremute e meno succhi di frutta; forte incremento nel consumo di uova, con un aumento del 15% e picchi del 42% nei primi tre mesi di emergenza...

Diffuso dall'Ismea - Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare - l'ultimo Rapprto sulla domanda e l’offerta dei prodotti alimentari nell’emergenza Covid-19. Un dettagliato documento di analisi che, come si legge nell'introduzione,  ci permette di tratteggiare quali eredità il settore agroalimentare si porterà dietro dopo un anno difficile, che tuttavia ha avuto il merito di riportare il tema dell’approvvigionamento alimentare tra le priorità strategiche, riattribuendo, allo stesso tempo, dignità e attenzione all’agricoltura, troppo spesso ancora relegata ai margini del sistema produttivo e considerato da molti ancora sinonimo di arretratezza. 

Il Rapporto prende in considerazione lo scenario complessivo del settore agroalimentare, per poi focalizzare l'analisi sulla domanda al dettaglio dei prodotti  agroalimentari e la situazione delle singole filiere.

Il comparto agroalimentare, sia nella fase agricola, sia in quella industriale, pur non essendo stato soggetto a blocco delle attività, neppure durante il lockdown di marzo, ha risentito dell’emergenza per una serie di fenomeni di filiera. Prima di tutto, la chiusura e poi il forte rallentamento del canale Horeca, in Italia e all’estero, ha impattato in maniera differente tra le varie filiere, a seconda dell’importanza che esso ha nel consumo finale di ciascun prodotto.

Se in alcuni settori il calo delle vendite Horeca è stato più o meno compensato dall’incremento di quelle presso la distribuzione organizzata e non, così non è stato per altri, come il vino, l’ittico e il florovivaismo. Inoltre, le dinamiche appaiono differenziate anche all’interno di uno stesso settore, con vantaggi di quelle imprese che hanno sempre avuto come interlocutore principale la distribuzione o direttamente il consumatore e svantaggi per quelle più orientate verso la vendita nel canale della ristorazione.

In Italia, la contrazione del fatturato della ristorazione è stata imponente, con un -34,7% nei primi nove mesi del 2020 sullo stesso periodo del 2019 e ha interrotto un robusto trend di crescita manifestatosi nell’ultimo decennio, segnato dal +6% in termini reali della spesa delle famiglie per servizi di ristorazione di fonte Istat, a fronte del -2,5% di quella destinata agli acquisti di alimenti e bevande presso la distribuzione.

Secondo la stima dell’Ismea, fatta tenendo conto delle dinamiche del fatturato Istat dei primi nove mesi e delle ulteriori misure restrittive messe in atto per la risalita dei contagi a partire dall’autunno, la spesa delle famiglie presso la ristorazione sarebbe diminuita del 42% nel 2020.

Il brusco calo degli affari della ristorazione italiana nel mondo si è fatto sentire sulle esportazioni agroalimentari, che avevano aperto l’anno sotto i migliori auspici, ma che chiudono il 2020 con un deciso rallentamento, anche se ancora in terreno positivo. Nel 2020, infatti, l’incremento dell’export agroalimentare si è ridotto dal +7% del 2019 al + 1,7% su base annua. Il 2020 si è chiuso comunque con un saldo del commercio agroalimentare in miglioramento rispetto all’anno precedente, con un surplus che, nel complesso, ha oltrepassato i 3 miliardi di euro, dopo il deficit di 37 milioni del 2019.

 

A contribuire a questo risultato è stata, a fronte della tenuta dell’export, la diminuzione delle importazioni del 5,1%. 

Al contrario, la spesa per consumi domestici di prodotti alimentari è una delle poche variabili sulle quali l’emergenza Covid ha avuto un impatto positivo.

La tendenza di crescita evidenziata nel 2020 è di gran lunga la più ampia dell’ultimo decennio (+7,4%), raggiungendo il suo culmine a marzo, quando le vendite hanno registrato picchi del +20%. Con il trascorrere delle settimane, poi, la ritrovata fiducia nella capacità del sistema agroalimentare di garantire gli approvvigionamenti quotidiani ha progressivamente attenuato il tasso di crescita degli acquisti.
 

Tra i canali di vendita, l'e-commerce ha registrato un incremento esponenziale nel 2020: +117% rispetto all’anno precedente, con un contributo alla crescita del 13% nelle categorie alimentari.

 

L'intero rapporto è scaricabile dal sito ufficiale Ismea