RACCONTAMI L'UMBRIA
Umbria, terra dal verde infinito
Articolo partecipante a Raccontami l'Umbria 2018 - sezione Umbria del Gusto
di Gina Marques
La comunità ha attraversato il Sud-Est dell'Umbria con una carovana di auto d'epoca alla scoperta della cultura di un territorio profondamente legato alla coltivazione delle olive.
Il nostro viaggio inizia ad Amelia, cittadina storica nel Sud-Est dell'Umbria. Partiamo con una carovana di auto d'epoca alla scoperta del territorio umbro, tra verdi colline coperte di oliveti, castelli e monumenti medioevali, percorrendo i luoghi dove è passato San Francesco. Siamo partiti dalla Scuderia Museo Traguardo, nel centro di Amelia. Traguardo era il nome dell'officina di Rinaldo Tinarelli, che negli anni 50 divenne famoso come "mago dei motori". Egli nacque qui in città e fu un pilota di corse, tra le quali, la Mille Miglia. Appassionato di meccanica, mise su un'officina a Milano attiva fino agli anni 60 nel velodromo milanese Vigorelli. Molti anni dopo, nel 2104, il sogno di Tinarelli è tornato a nuova vita. Un sogno che non si limita ai motori ma che va oltre, unendo la passione per la cultura alla storia di Amelia. È stato così che un gruppo di amici e collezionisti di auto d'epoca, ha deciso di ristrutturare un magazzino per trasformarlo in un museo di veicoli che segnarono un'epoca.
La parola "traguardo" è sinonimo di arrivo ma anche di raggiungimento di una meta. L'obiettivo della Scuderia Museo è di preservare e divulgare le tradizioni culturali del Sud dell'Umbria. Abbiamo continuato insieme alla carovana di auto d’epoca, a bordo di una Triumph Canarian decappottabile gialla del 1960. L'imprenditore Enzo Gatti, proprietario del veicolo, ci spiega che fu costruita in Inghilterra e comprata da un Nordamericano che la portò in California, fin quando lui non ha acquistato l'auto 8 anni fa.
- Ho dovuto riparare la macchina, riverniciarla e sostituire alcuni pezzi difficili da trovare per un'auto antica. Per tutta la carrozzeria ci sono voluti sei mesi, ma ne è valsa la pena. Oggi è come nuova - dice.
Continuiamo per una piccola strada a Sud, in direzione Narni, tipica cittadina medievale umbra che sorge su di una collina. La carovana di auto d'epoca vanta la presenza di giornalisti stranieri dalla Germania, Russia, Serbia, Venezuela, Stati Uniti, Scozia, Giappone e Brasile (rappresentato esclusivamente dalla Comunità)
Narni, la sentinella della regione
La strana flotta di auto, con i suoi diversi rombi di motore e clacson, ricorda un gruppo di cavalieri medievali alla conquista di un castello - sì, il castello di Narni. Si tratta di una fortezza d’epoca medievale costruita nel 1367 in cima ad una collina a fini difensivi per volere del cardinale Egidio Albornoz, da cui il nome Rocca Albornoziana. La posizione di questa robusta costruzione è strategica grazie alla visuale a 360 gradi della valle del Fiume Nera e di tutte le vie di accesso della Regione del Lazio alle importanti città umbre come Perugia, Terni e Amelia. Non a caso, la Rocca Albornoziana è conosciuta come la sentinella dell'Umbria meridionale. Nel corso dei secoli, è stata vittima di assalti, incluso quello delle truppe che saccheggiarono Roma nel 1527 che conquistarono e devastarono la città sottostante Narni. Dopo varie vicissitudini e un periodo di decadenza, il castello è stato comprato e restaurato dal Municipio di Narni e dalla Provincia di Terni ed è tornato all'antico splendore.
Il Castello è stato trasformato in un museo che permette di fare un tuffo nel Medio Evo. Nella prima sala, si trovano esposti degli strumenti di tortura medievali tutti di ferro, inclusa una cintura di castità.
Il primo modello di cintura di castità femminile fu inventata da un italiano: Francesco II da Carrara (1359-1406). Il tiranno fece costruire quest'accessorio affinché sua moglie lo usasse durante la sua assenza. Lo strumento veniva posto sul ventre e copriva tutti gli organi genitali. La cintura era poi chiusa tutt'intorno tramite una catena in modo da impedire l'attività sessuale femminile. L'unico ad avere la chiave era il marito che spesso rimaneva anche un anno lontano da casa impegnato nelle battaglie. L’ uso prolungato della cintura di castità poteva portare alla morte a causa delle infezioni derivate da problemi igienici. Nelle altre sale del castello dove si trovano esposti vestiti, strumenti musicali, quadri, mosaici e affreschi, la visita diventa più gradevole. Dall'alto della torre, la vista sulla valle e su tutta la regione è impressionante per la sua bellezza.
Lugnano in Teverina, perla d'arte romanica
Il ruggito dei motori tace difronte a tanta bellezza. Arriviamo a Lugnano in Teverina, riconosciuta a livello internazionale come uno dei borghi più belli d'Italia. La cittadina conta meno di mille abitanti e custodisce un tesoro di immenso valore artistico: la Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta. Costruita mille anni fa, conserva le sue caratteristiche originali. Lo stile architettonico è romanico composto di pietre massicce che rappresentano la "fortezza di Dio". La facciata decorata da un rosone è costituita anche da un portico sostenuto da quattro colonne con i capitelli decorati da figure in basso rilievo nella parte superiore. All'interno, il pavimento è in stile cosmatesco ispirato ai mosaici dell'Impero Bizantino, con figure geometriche e intarsiato con pietre tipiche dell'architettura italiana medievale.
Ciò che risalta di questa chiesa è la simbologia artistica delle decorazioni. La maggior parte delle persone in epoca medievale era analfabeta, ed è per questo motivo che i messaggi cristiani venivano trasmessi attraverso dei simboli e che il simbolismo nell'arte romanica è considerato la "bibbia dei poveri".
Il Castello di Alviano, il baluardo del Rinascimento
Proseguiamo per una strada provinciale in direzione di Alviano, una cittadina circondata da una riserva naturale protetta dal WWF, un'associazione ambientalista italiana. Nell'area di 900 ettari di natura incontaminata, si trova un lago che ospita varie specie di animali tra le quali molti uccelli migratori. In cima alla collina, si trova l'imponente Castello di Aviano, un altro salto indietro nel tempo tra le meraviglie dell'Umbria. Il baluardo fu costruito da Bartolomeo di Alviano, un nobile comandante militare e architetto. Eretto intorno al 1490 su di un'antica struttura medievale, il castello era la fortezza e la residenza della famiglia Alviano. Il luogo presenta una particolarità ancora più antica e di grande significato religioso. All'entrata del castello si trova una targa con su una scritta:
"In questa piazza della fortezza di Alviano, nella primavera del 1212, San Francesco di Assisi parlò ai nostri cittadini e fece tacere le rondini. Qui lui pensò e promise le regole della vita evangelica per il Terzo Ordine Francescano".
Dentro l'enorme castello, si trova il Museo della Civiltà Contadina dove sono esposti antichi strumenti rurali, illustrazioni delle tecniche agricole e immagini degli archivi storici. Vale la pena fare una visita alla cappella con gli affreschi sulla vita del santo dipinti dall'artista Giuseppe Bastiani dl XVI secolo.
Il Sindaco di Alviano, Giovanni Ciardo, ci ha ricevuto nel suo ufficio situato nella torre medievale del castello. Ci ha raccontato che nel 2010 con i lavori di ristrutturazione è stata scoperta una scala che collegava la torre alla piazza centrale. La scala fatta di pietre bianche, è stata restaurata e il suo accesso è protetto con una spessa lastra di vetro.
E, come in tutti i castelli, non poteva mancare un fantasma.
- Nel 2014, una visitatrice del museo chiese ad una guida turistica se qualcuno avesse mai avvertito strani segni in quel luogo. La guida raccontò che erano successe cose inspiegabili. Allora, la visitatrice rivelò che era una medium e che sentiva nel castello la presenza di spiriti e sofferenza. Fu così che decisero di fare una ricerca più approfondita con una medium e con un'associazione specializzata in rilevazione di campi magnetici. Questi esperti passarono la notte nel castello e in alcune delle sale una volta adibite a prigioni, i campi magnetici emisero dei segnali anormali, probabilmente dovuti alle sofferenze dei prigionieri. Oltre a questo, la medium disse di aver visto dei soldati napoleonici sulle scale. Un antico manoscritto conferma che il castello ospitò alcuni soldati di Napoleone Bonaparte - disse il Sindaco.
Amelia, una città fondata prima di Roma.
Di fronte alle gigantesche pietre delle mura costruite tremila anni fa e alla storia di Amelia, una delle città più antiche d'Italia, ci sentiamo davvero piccoli. Lo scrittore Plinio, nel libro III di Storia Naturale, affermava che la città fu fondata quattro secoli prima di Roma, intorno al 1134 a.C. Il nome Amelia deriva dal suo leggendario fondatore, il re Ameroe ed è per questo che i suoi abitanti - circa 12 mila persone - si chiamano amerini.
Camminare per le vie del centro è come entrare in un tunnel del tempo e vedere da vicino i monumenti di varie epoche, a cominciare dalle mura antichissime erette in due periodi diversi. Il muro megalitico - fatto di blocchi irregolari, non levigati, disposti in modo primitivo - che si trova sulla parte più alta dell'acropoli - fu costruito tra l'ottavo e il settimo secolo avanti Cristo. L'altro muro poligonale, fu eretto tra il i sesto e il quarto secolo avanti Cristo per proteggere la città dalle invasioni dei popoli vicini, tra i quali gli Etruschi. Di 10 metri di altezza e tre metri di spessore, è formato da enormi pietre calcaree unite senza essere cementate e circonda l'area urbana con un'estensione di 700 metri.
La città è dotata di 6 porte di accesso, tra le quali la Porta Romana (III secolo a.C.) che rappresenta l’ingresso principale.
Con l'alleanza all'Antica Roma, Amelia visse un periodo molto florido diventando una delle più importanti città dell'Umbria. I Romani costruirono grandi opere, tra le quali, le cisterne che oggi è possibile visitare. Si tratta di un insieme di caverne sotterranee usate come deposito o come parte del sistema idraulico. Di particolare interesse è la cisterna dove si congiungono dieci ambienti, situata in Piazza Matteotti risalente al I secolo a.C. e ristrutturata negli anni ‘90. Simbolo della grandezza romana è la statua di bronzo di Germanico, politico e militare, padre dell'imperatore Caligola. Si tratta di un'opera di eccezionale valore e unica al mondo, conservata nel Museo Civico e Archeologico di Amelia.
L'età Medievale ha lasciato forti segni in città. La chiesa di San Francesco ne è un esempio. La sua costruzione terminò nel 1219 quando il papa Nicola IV emanò la Bula Licet is, che stabiliva l'indulgenza di 40 giorni ai devoti che avessero visitato questa chiesa durante le principali feste cattoliche.
Tra i vari palazzi del Rinascimento sparsi per la città, si distacca il Venturelli, di un'antica famiglia famosa ad Amelia dal 1300. In questo edificio, possiamo trovare tracce di varie epoche: romana, medievale, rinascimentale e barocca. Nel sotterraneo, si trovano degli antichi pavimenti romani a mosaico e in altri piani dei dettagli e delle strutture di altri periodi che segnarono la storia dell'arte. Oltre alle ricchezze culturali, il paesaggio naturale tutt'intorno incanta il visitatore, con ampie valli e colline tappezzate di oliveti e vigne e montagne ricoperte di castagni e altri alberi tipici della vegetazione locale. A pochi chilometri da Amelia, ai piedi della collina dove sorge la città antica, il torrente Rio Grande forma un bacino artificiale chiamato Vecchio Lago grazie a una diga del XIII secolo. Questo lago, che in passato veniva usato per alimentare i mulini a vento, è accessibile tramite una pista ciclabile.
L'oro dell'Umbria è verde
Con sette metri di altezza e una chioma poco fitta e verde, dai toni che ricordano l'argento che riflette la luce del sole, l'olivo Raio esprime forza e maestosità. Il suo tronco ricurvo, segnato dalla bellezza delle rughe, mostra con orgoglio i suoi 300 anni. Questi ulivi così antichi raccontano la storia dell'Umbria, delle persone che amano la propria terra, della cultura locale e delle sue tradizioni tramandate di generazione in generazione. Il clima umbro non favorisce la produzione di grandi quantità di olive, ma la loro qualità è considerata tra le migliori d'Italia. Così come il vino, l'olio migliore deriva dalla sofferenza della pianta. Le oscillazioni termiche che si verificano a Settembre e Ottobre in Umbria, stimolano la pianta a difendersi. Questa sofferenza fa accumulare le sostanze fenoliche che proteggono dal deterioramento l’olio presente nelle cellule della polpa dell'oliva. I polifenoli sono i componenti minori responsabili della naturale caratteristica nutrizionale e sensoriale dell'olio. Grazie ad essi, possiamo distinguere le famose e apprezzate note amare e piccanti, tipiche dell'olio umbro. La conservazione delle varietà autoctone, rende l'olio d'oliva del Sud-Est della regione ancora più speciale. Per conoscere la storia dell'olio di oliva dell'Umbria, vale la pena visitare il Museo Oleificio Bartolomei a Montecchio. Il visitatore può ivi apprezzare antiche fotografie e strumenti agricoli e degustare la qualità tradizionale dell'extra vergine che la famiglia Bartolomei produce.
Un olio che viene dall'infinito
Amerino, nel Sud-Est dell'Umbria, una delle poche regioni d'Italia non bagnata dal mare, riunisce nove cittadine millenarie: Amelia, Montecastrilli, Avigliano Umbro, Penna in Teverina, Lugnano in Teverina, Guardea, Alviano, Attigliano e Giove. Tra le verdi colline, dove si snodano vigneti e oliveti, la terra sembra non avere fine. La fertilità degli antichi alberi, produce olive rare, materia prima di un olio extra vergine di oliva unico al mondo e chiamato in un modo unico: Infinito. È prodotto dalla cooperativa Fondatori, che riunisce i produttori dell'Umbria (Colli Amerini, Colli Assisi Spoleto e Colli orvietani). Ne esistono di due tipi: il Classico, con 30% di olive della varietà Moraiolo e altre autoctone e il Riserva, con il 30% di olive Raio e altre autoctone. Ricco di polifenoli e antiossidanti come gli Omega 3 e gli Omega 6, che aiutano a prevenire malattie cardiovascolari e tumori, l'olio extra vergine differisce dall'olio comune per essere estratto esclusivamente attraverso la spremitura delle olive senza nessun altro tipo di processo. Una buona produzione deve avvenire in modo che le condizioni termiche del trattamento non alterino le preziose sostanze contenute in esso. L'infinito è ottenuto dalle olive spremute a freddo, metodo che caratterizza la qualità superiore dell'olio extra vergine. Per questo motivo, possiede il certificato di garanzia DOP (Denominazione di Origine Protetta)
- L'Infinito è un olio raro di alta qualità che non è disponibile in commercio, ma è riservato esclusivamente alle persone che si distinguono per le opere e i servizi che svolgono in favore dell'umanità e per preservare il nostro pianeta – così spiega Giovanni Crocelli, presidente della Fondatori.
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