RACCONTAMI L'UMBRIA

Umbria: Contemplando San Francesco nel cuore verde d’Italia

Articolo partecipante a Raccontami l'Umbria 2018 - sezione Turismo, Ambiente e Cultura

di Albert Stumm

Un mosaico collinare di gialli e verdi campi umbri si estende su entrambi i lati della strada mentre percorro stretti tornanti nella mia piccola Fiat rossa, provando l’ebbrezza di un pilota professionista. Naturalmente, essendo in Italia, quella che considero essere un’andatura spericolata non è abbastanza veloce per i guidatori dietro di me, i quali, senza alcuna esitazione, mi sorpassano in curva sulla strada altrimenti quasi desertica. È un po’ snervante, ma dopo una settimana, saltando tra le città collinari dell’Umbria, mi rilasso al volante e penso che il viaggio è la parte più divertente. Nel tragitto verso la città di Todi la prima sera, continuo a fermarmi per ammirare la vista. Tra strade piene di curve e soste per le foto, mi ci vuole quasi un’ora per percorrere 17 km fino alla città dall’agriturismo in pietra dove soggiorno. L’Umbria è una regione agricola priva di sbocchi al mare conosciuta come il cuore verde d’Italia. Una siccità nei primi mesi dell’anno ha reso molte colline di un colore marrone chiaro invece che verdi (è facile vedere girasoli pendenti con foglie tendenti al marrone), ma incontro comunque uno dei più bei paesaggi mai visti.

Arrivato a Todi, parcheggio e prendo, gratuitamente, una funicolare, una specie di ascensore diagonale, fino alla cima di un piccolo altopiano. Il profumo della legna di bosco mi accompagna da Piazza del Popolo fino all’estremità della città, il panoramico Ristorante Umbria, per un boccone e una vista del sole che tramonta dietro le montagne in lontananza. Un blocco di edifici in travertino poco oltre la piazza sembra al crepuscolo un parco a tema medievale, ma tra le viuzze di ciottoli della città si odono suoni reali di canzoni cantate da bambini e piatti che tintinnano da una finestra. Un notiziario proveniente da una TV nascosta tenuta ad alto volume mi riporta ai giorni nostri. Questi segnali di vita reale tra le antiche vie delle città dell’Umbria sono sempre presenti, ma non smettono mai di sorprendermi.

A Foligno nella folla che ascolta un concerto gratuito nella piazza principale ci sono diverse coppie con passeggini. A Gualdo Cattaneo i millennial della città gestiscono un bar in una fortezza circolare nelle sere dei fine settimana con una vista a 360° sulla valle. Solo a Perugia è difficile trovare locali, ma solo perché è in corso un festival jazz che attira migliaia di visitatori. Baristi, guide locali e lavoratori alberghieri affermano che i visitatori sono calati in seguito ai terremoti che hanno scosso il centro Italia l’anno scorso. Ma anche prima, l’Umbria era meno affollata di altre regioni.

L’area è a volte paragonata alla Toscana, con cibo e vini abbondanti quanto i panorami, ma con meno affollamento, in parte dovuto al fatto che l’Umbria non è servita da treni ad alta velocità. Al loro posto, i visitatori possono prendere i treni regionali da Firenze. Io ho preso un aereo fino a Roma e ho guidato per due ore per arrivare qui. Alla fine della settimana, ho imparato a maneggiare la mia Fiat, come quando ho capito di dover inserire la prima per salire le colline. Per arrivare ad Assisi, i cui aridi edifici in pietra si mimetizzano dalla distanza dietro colline color beige, mi sono mosso come un ciclista. Come una lucertola del deserto, da vicino le strade e le facciate di mattoni della città sono maculate da una serie di ombre dal giallo al marrone, con venature di calcare rosa. Assisi è una meta di pellegrinaggio da quando San Francesco ha scelto i suoi campi per mandare il suo messaggio di amore. In questa città, nella principale Piazza del Comune, San Francesco ha rinunciato alla sua ricchezza 800 anni fa. Ho visto i ragazzi camminare attraverso la piazza dagli scalini di un tempio romano fino a una statua della dea Minerva. Le colonne corinzie del tempio si sono conservate, ma l’interno è diventato barocco, grazie a una ristrutturazione del XVII secolo che ha trasformato il tempio in una piccola chiesa. A lato, delle suore africane in tonache blu polvere scattano dei selfie di fronte alla statua di Santa Chiara, seguace di San Francesco. Una basilica rosa e marrone si erge in onore di San Francesco su un promontorio che si affaccia sulla valle. Dai negozi lungo Via San Francesco, che conduce i pellegrini alla basilica, si ode il suono di una musica ecclesiastica. Dei frati in tonaca nera e cintura in corda girovagano sull’area di un monastero locale. All’interno della chiesa in stile caverna, degli affreschi raccontano la storia di come San Francesco ha rinnovato la chiesa dando importanza alla gente comune. Il messaggio risuona e mi lascia un senso di pace. Ho cercato di trattenere tale sentimento durante il lungo tragitto in auto di rientro all’aeroporto di Roma, ma non potevo non assaporare il brivido di un ultimo viaggio in auto.

 

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