RACCONTAMI L'UMBRIA
Spello, il “gioiello dell’Umbria
di Vittoria Abbot Riccardi
Non è certo in un negozio di biancheria per la casa che ti aspetteresti di cogliere l’essenza di una cittadina Italiana; è stato, tuttavia, proprio in questo grazioso negozietto, il Telaio di Spello, che la proprietaria Maria Covelli mi ha spiegato come i grigi, i verdi, i rossi ed i marroni tenui delle sue tovaglie e dei suoi asciugamani fossero una perfetta metafora di questa cittadina collinare, spesso trascurata dai turisti impazienti di visitare le vicine Perugia, Assisi e Orvieto. “Il grigio è un colore medievale”, mi ha detto, mostrandomi un asciugamano la cui tinta richiamava da vicino quella delle tuniche color pietra indossate dalle dame Umbre nel Medioevo. “E quella della tessitura del lino e del cotone era una delle industrie più fiorenti della regione”. Poi, ha tirato fuori una striscia centrotavola fiorita color salvia e cenere, con frange annodate a mano. “Il verde è quello degli oliveti”, quelli che circondano Spello e danno i frutti da cui si ricava il pregiato olio d’oliva della regione, famoso per il gusto vellutato. “Il rosa e il crema”, ha aggiunto indicando un canovaccio di quelle tinte, “sono i colori della città” che ,come Assisi, è stata costruita con la pietra rosata tipica del vicino Monte Subasio. Dato che eravamo sole nel negozio, la Sig.ra Covelli ha continuato a spiegarmi come il granata simboleggiasse i vini rossi del posto, come il Rosso di Montefalco e il Sagrantino. Le tonalità ruggine e marrone chiaro evocavano, invece, i campi di grano e di lino di cui è ricca la zona. Il disegno a volute, le foglie, i fiori e le anfore – usate come recipienti per olio, vino e profumi – erano classici motivi Rinascimentali; il grifo era, invece, il simbolo di Perugia, un emblema importato dalla Cina nel XVII secolo quando i vasai Italiani iniziarono ad imitare la ceramica Cinese. E il tipico motivo a nido d’ape? Un omaggio al Cardinal Maffeo Barberini, salito al soglio pontificio nel 1623, sul cui stemma gentilizio campeggiavano tre api. Sopraffatta da cotanta abbondanza di allettanti opzioni, mi sono astenuta dal comprare. Quindi, ringraziatala, ho detto alla Sig.ra Covelli che sarei tornata a farle visita. Spello, ritenuta il “gioiello dell’Umbria”, mi ha incantato quando, quest’estate, ho affittato con alcuni amici una villa, al riparo da insetti e zanzare, fra le fresche colline che sovrastano la città, o meglio il paese dato che di questo si tratta vista la popolazione di soli 8700 abitanti. Spello è il tipo di cittadina in cui tutti si vorrebbero imbattere nei loro viaggi, un luogo che apprezza il turista ma vive ancora e soprattutto per gli abitanti del posto. Scordatevi Prada e Maserati, qui ad accogliervi ci sono borse in tessuto e bastoni da passeggio, marciapiedi orlati di fiori, case in pietra e stretti vicoli tortuosi che si snodano attraverso il centro storico. Fondata dagli antichi Umbri, nel I secolo Spello divenne colonia Romana con il nome di Hispellum. Ebbe il titolo di città nel 1829. Al centro storico di Spello, che è piacevole scoprire a piedi, si accede attraverso tre splendidi archi Romani giunti intatti fino ai giorni nostri. Salendo su per Via Cappuccini, con le sue finestre dai davanzali adorni di gerani e le sue vecchiette sedute davanti all’uscio di casa a parlare del più e del meno, se ne attraversa uno dei più antichi, la Porta dell’Arce, costruita con blocchi quadrangolari di arenaria bianca di provenienza locale commessi a secco. Voltandovi, potrete godere della splendida vista delle montagne incorniciate dall’arco. Raggiunto il bel prato terrazzato alla sommità della strada, si schiude alla vista un’ampia vista della Valle del Topino e della vicina Assisi. Il cuore di Spello è adagiato ai piedi (o in cima, dipende da dove si è entrati in città) degli scivolosi marciapiedi di pietra lucida delle strade adiacenti la Piazza della Repubblica, punteggiate da caffè, boutique, chiese e negozi di generi alimentari come quello di Maria Teresa Bracchini, luogo ideale per gustare un ottimo panino con la porchetta, ossia carne di maiale arrosto speziata con pepe e rosmarino, tagliata fine e servita su un panino appena sfornato, vera specialità locale. Come quella delle altre città e cittadine Umbre, prive di sbocco al mare, anche la cucina di Spello è una cucina prettamente rustica, in cui a farla da padrone sono funghi, tartufo, finocchio, coniglio, piccione, cinghiale, lenticchie, farro, pecorino e cicoria, conditi naturalmente dall’eccellente olio di oliva del posto. Un appuntamento da non perdere per cogliere a piene mani i frutti della stagione è l’annuale festa dell’olio e della bruschetta (L’Ora di Spello) che, quest’anno si tiene dall’8 all’11 Dicembre; quest’ode all’olio di oliva della durata di quattro giorni si tiene ormai ogni anno dal 1962 e propone degustazioni, sfilate ed altre attività festive. Uno dei piaceri del visitare un luogo per più di qualche ora è dato dal fatto che si ha l’occasione di affinare le proprie preferenze, individuando i migliori posti in cui mangiare, i migliori negozi e i luoghi da visitare. Per un buon pecorino locale, miele al tartufo (un regalo perfetto) e salumi di cinghiale (prosciutto), ci siamo fermati spesso da Piero Filippucci, negozio in cui l’omonimo proprietario propone anche una stupefacente selezione di marmellate, biscotti alle mandorle e pasta secca. Arte Legno vende deliziosi articoli in legno di olivo fra cui ciotole, pinze per insalata e giocattoli; l’Enoteca Properzio, invece, è il posto perfetto per assaggiare ed acquistare una miriade di vini locali. Il gestore, Roberto Angelini, sarà lieto di organizzare – come ha fatto per noi – un pranzo accompagnato da una ricca degustazione di dozzine di rossi e bianchi della regione, fra cui anche alcune rarità acquistabili solo per suo tramite dato che non tutte le cantine Umbre sono aperte al pubblico. Per quanto riguarda i ristoranti, ci è piaciuto in particolare La Bastiglia, ristorante a una stella Michelin, in cui si possono gustare eccellenti piatti stagionali all’interno o sulla bella terrazza infiorata affacciata sullo straordinario patchwork tessuto da campi di grano ed oliveti. La carenza di musei è compensata dall’abbondanza di chiese; se ne contano oltre una dozzina fra cui la leggendaria Santa Maria Maggiore. Ultimata nel 1285, questa chiesa a navata unica ospita una straordinaria serie di affreschi realizzati fra il 1500-1501 da Bernardino di Betto, meglio noto come il Pinturichio. L’”Annunciazione”, “L’Adorazione dei Magi” e la “Disputa nel Tempio”, fra i lavori più notevoli dell’artista, possono essere ammirate inserendo una moneta nell’apposita cassetta ed accendendo così le luci tenute altrimenti spente per preservare i preziosi pigmenti delle opere. Vale davvero la pena spendere qualche Euro per ammirare queste stupende scene Rinascimentali popolate da figure in vesti rosse e zaffiro, da cavalli color avorio e da angeli dalle ali dorate che si librano al di sopra di eleganti arcate in pietra nera e crema.
La Porta dell’Arce, uno dei più antichi fra gli archi Romani di Spello, fu costruita con blocchi di arenaria locale commessi a secco. Non avessimo affittato un casa a Spello, non avrei mai scoperto l’incantevole passeggiata lungo gli oliveti terrazzati dell’antico acquedotto Romano che costeggiavamo ogni giorno in auto entrando ed uscendo dalla città. Situato nei pressi della fontana comunale, da cui i residenti attingono la piacevole acqua fresca con grandi brocche, il sentiero prende avvio nel punto in cui si trova la mappa in rilievo che illustra il percorso della passeggiata. Il sentiero, ricco di erba, ciottoli e fiori selvatici, è punteggiato da 24 punti di interesse fra cui un abbeveratoio per animali e un ponte ad arco. Osservando attentamente la parete dell’acquedotto, si può notare come vi siano infisse lastre di pietra su cui sono incise massime di saggi quali Gandhi, Proust e Plutarco (portatevi un dizionario di Italiano). La sua prossimità a così tante incantevoli città e cittadine collinari, ha reso Spello una base di partenza ideale per esplorare la regione. Un giorno abbiamo visitato Assisi, dove abbiamo passeggiato attraverso le affollate strade della bella città natale di San Francesco e visitato la famosa basilica (le cui pareti sono tappezzate di affreschi) dedicata al Santo. Perugia, patria dei celebri cioccolatini dal cuore di mandorla chiamati Baci, affascina con l’imponente duomo, la Galleria Nazionale dell’Umbria, un favoloso mercato dell’antiquariato all’aperto (l’ultima domenica del mese) e bar memorabili come il Caffè Sandri, fondato attorno al 1860, dove ci si può fermare per uno squisito espresso pomeridiano accompagnato da una pasta al cioccolato con nocciole. Orvieto e Montefalco hanno affascinanti centri storici medievali e numerose cantine aperte al pubblico; la minuscola, graziosa Torgiano vanta un notevole museo del vino. La mattina prima di partire da Spello, sono tornata, come promesso, al Telaio di Spello per dare un secondo sguardo alla biancheria. Poi, ho fatto una puntata alla Tessitura Pardi, elegante negozio di tessuti. E tra l’uno e l’altro negozio ho trovato tre ricordi speciali di questo luogo di cui mi sono innamorata: un set di tovagliette all’Americana color grigio medievale con motivi a volute, un set di tovaglioli verde oliveto ed una tovaglia fiorita blu scuro e rame che mi ricorda il colore del cielo al tramonto che vedevamo ogni sera dalla nostra villa.
Se decidete di andare: Come arrivare Una volta giunti in aereo a Roma, uno dei modi più rapidi e comodi per raggiungere Spello è noleggiando un auto (la cittadina dista 123 km da Roma); l’auto vi sarà indispensabile per visitare i vicini borghi collinari.
Cosa fare Santa Maria Maggiore Piazza Giacomo Matteotti, 18 011-39-0742-301792 Ultimata nel 1285 e considerata il più importante fra i monumenti di Spello, la chiesa ospita la Cappella Baglioni in cui si possono ammirare gli straordinari affreschi realizzati dal Pinturicchio fra il 1500 e il 1501. Non mancate di ammirarne il pregevole pavimento in maioliche di Deruta. Resti Romani La parte Romana della città si trova ai piedi del centro storico medievale; vi si può ammirare l’anfiteatro sito nei pressi della Chiesa di San Claudio, sulla strada per Foligno, che si ritiene sia stato costruito nel I secolo D.C. La passeggiata dell’acquedotto Romano inizia appena fuori Porta Montanara, in direzione del Parco Nazionale del Monte Subasio. Appena dopo la fontana pubblica, una mappa in rilievo illustra il sentiero che, snodandosi attraverso le colline sovrastanti la cittadina medievale, raggiunge il minuscolo paese di Collepino.
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