RACCONTAMI L'UMBRIA
19 Novembre 2018
Quella preziosa Bibbia poliglotta di Spello: in uno scrigno di storia, cultura e arte tipografica c'è un vero tesoro
Articolo partecipante a Raccontami l'Umbria 2019 - sezione Turismo Ambiente e Cultura
di Giovanni Bosi
C’è una preziosa edizione di Bibbia poliglotta datata 1645. E ci sono ben quattromila volumi provenienti dalle biblioteche delle Corporazioni religiose soppresse dopo l’Unità d'Italia. E’ il patrimonio del Fondo Antico della Biblioteca Comunale di Spello, in Umbria, che racchiude al suo interno pagine importanti della storia locale. E quando si spalancano le porte…
Bella da vedere e persino sorprendente nella sua preziosità. L’antico Palazzo comunale di Spello, al primo piano, conserva un vero e proprio scrigno di storia, cultura e arte tipografica: un piccolo ambiente in cui, entrandovi, si torna indietro di secoli e la curiosità di sfogliare quei volumi e scorrere le loro pagine diventa fortissima. In realtà, i più si devono accontentare di ammirarli così come si trovano, perché si tratta di materiale delicatissimo, il cui futuro dipende anche da una conservazione perfetta.
La particolarità di questo ambiente sta nel fatto di essere stato allestito con le scaffalature, in legno dipinto e in stile veneziano del XVII secolo, trasferitevi dal convento di Sant’Andrea all’indomani della cosiddetta “demaniazione” conseguente all’Unità d’Italia, quando mobili e immobili di molti Ordini religiosi furono trasferiti d’imperio in proprietà al neonato Regno. Ed è proprio su quegli scaffali che hanno trovato posto i circa 4.000 volumi arrivati dalle biblioteche delle Corporazioni religiose soppresse del territorio spellano, ovvero il Convento dei Padri Minori Conventuali di Sant’Andrea e il Convento dei Padri Cappuccini di San Severino.
Il primo Catalogo dei Libri e dei Manoscritti è datato 16 ottobre 1861 come attuazione del Decreto Pepoli, dal nome del regio commissario generale per le province dell’Umbria Gioacchino Napoleone Pepoli che ha firmato il provvedimento con cui è stata chiusa e destinata ad altre attività gran parte dei monasteri e dei conventi, incidendo in maniera determinante anche sulla situazione del patrimonio storico-artistico.
Oggi il Fondo Antico della Biblioteca può contare sull’arredo a boiserie che consta di 15 scaffalature aperte ripartite in 7 ripiani ciascuna, sul quale il materiale librario è collocato per formato; le colonnine tra le scaffalature formano dei piccoli vani chiusi, con anta provvista di serratura, suddivisi in 8 ripiani adatti a volumi di piccolo formato e materiale sciolto. La scaffalatura già di per sé è un piccolo capolavoro artigiano, con le pitture che la decorano e che impreziosiscono il tutto. Di certo, però, il pezzo più importante, sotto l’aspetto bibliografico, è un incunabolo stampato a Venezia nel 1474.
E poi c’è lei: una rara edizione di Bibbia poliglotta datata 1645 e composta da ben dieci volumi con la sacra scrittura tradotta in sette lingue. Si tratta di un insieme di grande valore documentario, il cui fine era quello di incrementare la conoscenza delle Sacre Scritture sull’onda di quanto stava avvenendo dopo la nascita della stampa a caratteri mobili del tedesco Johann Gutenberg. Recentemente l’amministrazione comunale (che ne è proprietaria) ha voluto sottoporla ad un intervento di restauro conservativo durato oltre un anno seguito ad altri due di progettazione ed esecuzione di indagini conoscitive.
Questa Bibbia comprende le versioni in lingua ebraica, samaritana, caldea, greca, siriaca, latina ed araba “e si inserisce – ci spiegano dal Comune di Spello - in quelle produzioni editate tra il 1628 e il 1645 di Bibbia poliglotta di Parigi che si ispirava alla tipologia Complutense e di Anversa; fu curata, nel formato in dieci volumi, dal consigliere di Stato francese Guy Michel Le Jay presso lo stampatore Antoine Vitré di Parigi.
Tra i collaboratori figura Filippo d’Aquino. Questa spellana proviene esattamente dal convento francescano di Sant’Andrea e confluì nel patrimonio comunale riunendo le biblioteche delle Corporazioni religiose soppresse dopo l’Unità d’Italia. Il primo tomo della raccolta oltre al frontespizio è arricchito da alcuni disegni stampati raffiguranti scene con allegorie dai chiari riferimenti sacri eseguiti dal pittore francese Sébastien Bourdon (1616-1671)”.
Del resto a Spello c’è sempre stata una particolare attenzione verso il bello e la cura certosina della conservazione è qualcosa che appartiene al Dna degli spellani. Quella sorta di X-Factor (per usare un’espressione decisamente contemporanea) che si ritrova per intero nelle Infiorate, il capolavoro artistico di questa cittadina umbra. Una tradizione che si ripete anno dopo anno, che passione e amore per il proprio paese consentono di rinverdire ogni anno in un’autentica festa di popolo. E’ come ascoltare una melodia di Vivaldi o ammirare una composizione del Perugino. Note che si fondono insieme per dar vita a suoni soavi o colori che si miscelano insieme sino a formare un quadro fin troppo reale nella sua virtualità. Le Infiorate di Spello sono così: se non si fosse passata la notte precedente la festa del Corpus Domini a guardare il lavoro certosino dei gruppi di infioratori, verrebbe quasi la voglia di trasformarsi in novello San Tommaso e andare a toccare quei magnifici tappeti variopinti per capire se davvero il tutto è fatto con i fiori.
Spello è sicuramente tra le città capofila di questa antica tradizione - le Infiorate - che ammalia anche altri centri umbri, piccoli o grandi, famosi o tutti da scoprire, come Orvieto, Assisi o Cannara, San Giustino, Torgiano, Città della Pieve oppure Paciano. Una festa che è tutta nella vigilia dell’attesa, nella raccolta dei fiori e della vegetazione più adatta che inizia per tempo, nella preparazione di tutti gli "ingredienti" in una sorta di tavolozza di Madre Natura, nella scelta del bozzetto e poi nell’organizzazione logistica del lavoro.
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