RACCONTAMI L'UMBRIA
Il suolo, il legno, il vino. Nel laboratorio di Terre Margaritelli.
Articolo partecipante a Raccontami l'Umbria 2018 - sezione Umbria del Gusto
di Emanuela De Pinto
A Miralduolo, nel cuore della Docg Torgiano Rosso Riserva. Sulle tracce di una famiglia di visionari che fonda la sua storia imprenditoriale negli elementi naturali. Qui nascono vini di stile, tra tradizione e ricerca.
Da questa collina, Miralduolo, la vista è un arazzo di cielo che abbraccia da un angolo all’altro Perugia e Torgiano. In mezzo, filari di vigne in cui fruttificano il Sangiovese, il Grechetto, il Canajolo. Qui è nata una delle prime cinque denominazioni italiane e la prima in Umbria: 1968 per la Doc Torgiano, 1990 per la Docg Torgiano Rosso Riserva. Eppure, quando il territorio gode di tanta storia e tradizione, le imprese dimenticano l’innovazione rischiando che altre grandi etichette ne oscurino il valore. Ma se a un luogo di mito assopito si aggiunge la potenza di un’idea, di una visione futurista che sa inventare una nuova epoca, ecco che quella stessa terra ringiovanisce, riprende linfa e vigore. E sa nuovamente emozionare.
Questa è la storia della Cantina Terre Margaritelli. La famiglia umbra, nota per l’industria del legno di alta qualità, affronta oggi una sfida enologica importante. Il nocciolo dell’agricoltura ha origini antiche. Fu Fernando Margaritelli, nel 1948, a piantare il seme di quell’idea sviluppata poi dai nipoti: un pezzetto di suolo fertile in cui coltivare i vigneti tradizionali e un trattore, come faceva da ragazzo. Ne nasce un vino da bere in famiglia e in compagnia degli amici. Nel frattempo, i tre figli che ereditano l’azienda di produzione di traverse ferroviarie aprono una segheria in Borgogna, ancora oggi attiva, appropriandosi di un sempre maggiore ‘know-how’ nel mondo del legno. E’ l’inizio del marchio Listone Giordano, per i pavimenti in parquet. Un successo mondiale che comincia proprio a Miralduolo di Torgiano. Il legame con il territorio è così forte che nel 2000 Giuseppe Margaritelli, per onorare la memoria del padre, decide di acquistare un’altra azienda agricola e portare così l’intera proprietà a 60 ettari a corpo unico, di cui 52 vitati. Da quel momento l’idea di produrre vini di alta qualità diventa una felice ossessione. Il progetto Terre Margaritelli, come cantina che opera vinificazioni dirette nasce nel 2006. Certificata biologica fin da subito.
L’imprenditorialità che caratterizza questa famiglia ha basi solide: nel suolo, nel legno. Ogni progetto deve nascere dal contatto con la natura. Sostenibile a livello economico per produrre ogni anno un po’ di più senza investire più del necessario, a livello agronomico per operare nel rispetto dell’ambiente e consegnarlo migliore ai viticoltori del domani, nel sociale per riportare la cantina ad essere luogo della convivialità creando tutta una serie di appuntamenti, come la Vendemmia di Pinocchio nell’ambito di Cantine Aperte in Vendemmia, ogni anno a settembre. I bambini passeggiano liberi in vigna, assaggiano l’uva, la raccolgono e la pigiano coi piedi. Imparano a ‘fare il vino’, divertendosi. Spiega Federico Bibi, uomo di fiducia che gestisce moltissimi aspetti della cantina, dall’accoglienza alle vendite, dal marketing agli eventi: “Ci adoperiamo perché possano mettere in un angolo della loro coscienza e della loro memoria il lavoro in cantina. Basterebbe che uno solo di loro si appassionasse a questo mondo per assicurare un futuro alle nostre terre. Devono poter avere un contatto fisico con la natura. Sono la vera generazione tecnologica, del virtuale. Abbiamo quindi il dovere morale di non far dimenticare loro la bellezza di ciò che è reale”.
Oggi ad occuparsi della cantina di famiglia è in modo particolare Dario Margaritelli che, insieme a Federico, segue e vede evolversi il progetto iniziale verso una straordinaria sperimentazione. Di sorprese questa realtà ne regala molte. Dalla dimensione familiare e calorosa alla bellezza delle vigne: una lingua di terra esposta a Sud-Est con una discesa che ricorda un dipinto ad acquerello, una collina ventilata quanto basta per sentire il fruscio continuo delle foglie che parlano all’orecchio dei visitatori, un Sole generoso. Si producono 9 vini da 15 varietà di uve in vigna. Circa 120.000 bottiglie l’anno. La particolarità sta nella maestria con cui vitigni non autoctoni si mescolano a quelli storici del luogo, esaltandone le proprietà. Nascono così vini che sanno stupire per bevibilità, garbo, classe ed equilibrio.
L’etichetta di punta è il Freccia degli Scacchi, dal nome del capitano dei generali della battaglia di Miralduolo. Un Torgiano Rosso Riserva DOCG, Sangiovese in purezza, che affina 2 anni in barrique e altri 2 in bottiglia. “Abbiamo lavorato per esprimere tutto il carattere del Sangiovese – spiega Federico Bibi – dalla tannicità tagliente al fruttato di ciliegia, fino alla nota floreale delle rose”. Raffinato, potente. Il legno mitiga l’alcolicità e gli dona longevità, senza snaturarlo. E quando si parla di legno, i Margaritelli sanno cosa scegliere: solo rovere francese della foresta di Bertrange, in Borgogna. La scelta è il risultato di una sperimentazione unica nel suo genere, in collaborazione con l’Istituto Nazionale della Vigna e del Vino, l’Istituto per la Gestione Forestale Francese e il Sindacato delle tonnellerie, con lo scopo di verificare quanto e in che modo un tipo di legno, piuttosto che un altro, incida sul vino. Il rovere di Betrange si è rivelato quello più adatto: delicato e mai coprente il frutto.
Tra i vitigni simbolo dell’Umbria c’è il Grechetto. Terre Margaritelli lo interpreta con un’etichetta che esalta il matrimonio tra frutto e legno. Il Greco di Renabianca (altro nome di un soldato di ventura, oltre che del fosso che passa accanto alla vigna di Grechetto) è un bianco dell’Umbria IGT che parte da una fermentazione in barrique e poi attraversa un leggero affinamento in bottiglia. Vitigno scalpitante con la sua nota spiccata di mandorla. Qui il legno conferisce note più ampie di vaniglia, eucalipto e anice.
Il terzo dei vini da invecchiamento è il Miràntico, antico nome del borgo Miralduolo. In questo Torgiano Rosso DOC diventa emblematico l’uso magistrale del vitigno internazionale a servizio del territorio. La spigolosità e il tannino tagliente del Sangiovese si unisce alla grande alcolicità e alla nota amaricante del Canajolo, e insieme si fondono con la morbidezza del Malbec, dalle note di burro fuso e caramello. Sei mesi di barrique rendono omogeneo il blend, per farne un vino dall’equilibrio perfetto. Il Rosato di Torgiano DOC è l’avventura in rosa della cantina Terre Margaritelli, da cui il nome Venturosa. Sangiovese in purezza, vendemmiato in anticipo. Vinifica in bianco secondo la tecnica del ‘pressurage’, l’unico passaggio con le bucce è quello in pressa. Tra i bianchi merita un assaggio, e anche più di uno, il Costellato (dai riflessi brillanti che richiamano la luminosità del cielo stellato), Bianco di Torgiano DOC: Trebbiano, Fiano, Viogner e Chardonnay. La freschezza del primo vitigno incontra l’opulenza degli altri, senza mai essere stucchevole. Il Malot è l’unico vino prodotto senza i vitigni autoctoni. Il tipico ‘Taglio bordolese’ dato da Merlot e Cabernet Sauvignon. L’affinamento di 8 mesi in barrique gli conferisce un carattere intenso, come l’antico condottiero da cui prende il nome. Infine, ci sono i due vini base IGT: Roccascossa, Rosso a base Sangiovese e Cabernet Franc, e Pietramala, blend di Trebbiano e Pecorino, testimoni autentici della genuinità e della sincerità di queste terre.
Ma Terre Margaritelli è anche un laboratorio dove conoscenza dei vitigni, estro creativo e ricerca continua di nuove sensazioni sono alla base del progetto Etichetta Lab. Ogni anno si lavora un solo vitigno con alcune regole fisse: che sia un vino fresco, non barricato e giovane. Il 2016, ad esempio, è stato l’anno del Canajolo. Una vendemmia leggermente ritardata e fermentazione bloccata. Il risultato è stato un vino abboccato, con vividi aromi di rosa e violetta, tipici del vitigno. Dal prossimo anno questo Canajolo in purezza sarà in produzione regolarmente con il nome di Simon De Brion, omaggio a Papa Martino IV, morto e sepolto a Perugia nel 1285. Pontefice noto per i suoi peccati di gola a base di anguilla e Canajolo, tanto da essere spedito da Dante Alighieri nel girone dei golosi. Oggi Terre Margaritelli esporta il 50% dei propri vini all’estero, soprattutto in Usa, Giappone e Francia, dove il Freccia degli Scacchi è appena entrato nella carta dei vini del ristorante stellato Mirazur, vicino Nizza. Ma l’invito è quello di andare personalmente in cantina. Ad accogliervi (aperto dal lunedì al sabato, su prenotazione si organizzano anche piccoli eventi privati con possibilità di catering) ci saranno persone prima che imprenditori, una vigna prima della bottiglia, una terra ricca di storia e fascino prima di un marchio.
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