RACCONTAMI L'UMBRIA

Documenti di una relazione “reale”

Articolo partecipante sezione Turismo, Ambiente e Cultura Raccontami l'Umbria 2017

di Jenny Perelli

 

Ludovico I di Wittelsbach, re di Baviera, e Marianna Florenzi, una marchesa di Perugia, si abbandonarono a una storia d’amore extraconiugale lunga 47 anni, corredata da una vasta corrispondenza. Sulla base di alcuni di questi documenti, Jenny Perelli ricorda questa piccante vicenda romantica. 

“Questa struggente storia d'amore tra Marianna e Ludovico me la porto dentro da diversi anni; la conosco sin da quando ero bambina. Mi appartiene così tanto che posso quasi affermare di personificarmi in loro; sono infatti perugina per parte di padre e bavarese per parte di madre.  Sin da quando mi ricordo, sono sempre stata una fan appassionata dei Ludovico, sia del I che del II. All'età di 7 anni avevo già trascinato i miei genitori a visitare tutti i castelli di Ludovico, e loro mi ringraziavano con un cordiale inchino e una riverenza quando mi affacciavo con la massima benevolenza dal balcone reale.

Il fatto di poter vedere le lettere di Marianna e Ludovico non è stato per me soltanto un onore, ma uno straordinario momento della mia vita veramente emozionante. Sotto gli occhi vigili di Marianna - nella sala di lettura dell'archivio privato di Caucci von Saucken, infatti, si trova un suo busto - tenevo tra le mani la monarchia bavarese. Ho avuto la possibilità di assaporare la bellezza e la poesia e mi auguro, con il mio contributo, sia di far ardere di nuovo per un attimo il cuore dei due amanti sia di colpire i cuori dei miei lettori”, così Jenny Perelli spiega i motivi che l'hanno spinta a scrivere la seguente relazione.

 

“Voi non siete invitata. Questo genere di comportamento potrà essere accettabile in provincia, ma non a Roma”, fu più o meno questo il modo in cui la padrona di casa, la duchessa di Bracciano, deve aver accolto a Villa Torlonia la diciannovenne Marchesa Marianna Florenzi, quando vide arrivare la sorprendentemente bella e giovane donna, non invitata alla sua festa di carnevale. Era l'anno 1821 e Marianna era stata introdotta da sua zia al ballo in maschera. La poveretta scoppiò in lacrime, umiliata e si nascose in un angolo. Ma arrivò lui: un principe, un principe azzurro, non su un cavallo bianco, ma comunque vestito da Domino veneziano. Ludovico aveva 35 anni, era affascinante e fu amore a prima vista. Al fine di riscattare l’emarginata, il principe senza tante cerimonie aprì le danze con lei che era rimasta vittima del colpo di fulmine. 

La bella marchesa Marianna Bacinetti Florenzi era sposata da due anni con il marchese Ettore Florenzi di Perugia, tuttavia non si tirò indietro dall'avviare subito una corrispondenza segreta con il principe ereditario che durò fino alla morte di questo.  Oltre 2000 lettere scritte da lei, altre 3000 scritte da lui. Le lettere di Marianna sono segretamente custodite nell’Archivio di Stato di Monaco di Baviera. Le lettere di Ludovico invece non ci sono più, purtroppo, perché la bigotta nuora della Marchesa le bruciò in un raptus d'inquisizione. Probabilmente con l'intento di purificare con il fuoco la peccaminosa relazione. Nell’archivio privato di Villa Caucci von Saucken a Perugia, sono tuttavia ancora conservate 5 lettere ingiallite del re, scritte in un'elegante calligrafia.

 

Nel 1824 Ludovico scriveva:

”Quando ti miro fiso

Mi sembri vision di paradiso

E vision mi pare

Che tu mi sappi amare.”

La risposta di Marianna dimostra evidente commozione:

”Ho letto i tuoi versi con molta soddisfazione… il loro significato è molto lusinghiero al mio cuore.”

La carrozza di Ludovico, la Bavaria, lo avrebbe condotto circa 40 volte in Italia, suo “paradiso terrestre”.

“Quando giunsi a Roma fu come festeggiare un secondo compleanno. Questa è l’unica città, in cui il cielo si apre alla Terra”. Egli comprò una villa nella città eterna e quasi ogni anno, trascorreva diverse settimane nel Paese “in cui fioriscono i limoni”. Marianna divenne per lui il volto dell’Italia e la viziava con stravaganti regali: abeti, struzzi, frutta esotica e molto altro. A Perugia, Ludovico fu spesso ospite della famiglia Florenzi, nella Villa La Colombella e successivamente nel Castello di Ascagnano che gli ricordava così tanto la sua residenza a Monaco, il Castello di Nymphenburg.

 Il figlio di Marianna, Ludovico, nato il 31 Ottobre 1821, esattamente nove mesi dopo il loro primo incontro, fu dichiarato ufficialmente figlio di suo marito Ettore, ma è probabile che fosse un discendente illegittimo del re, il quale si comportò sempre nei suoi confronti in modo paterno e offrì tanto a lui, quanto a sua sorella Carlotta, la possibilità di istruirsi in Baviera.

La Colombella è ora di proprietà dell’Università per stranieri di Perugia. Nelle sale dove un tempo la “celeste Marchesa”, sdraiata su cuscini di raso, riceveva i suoi ospiti, ora si svolgono conferenze internazionali.

La Marchesa era colta, emancipata ed era una delle prime donne ad aver studiato filosofia e scienze naturali presso l’Università di Perugia. Per amore di Ludovico imparò il tedesco e, successivamente, tradusse in italiano la Monadologia di Leibniz e promosse la diffusione delle opere di Kant, Spinoza e Schelling. Sostenne il movimento nazionale italiano e, nel 1850 pubblicò la Confutazione del socialismo e del comunismo, che, come tanti suoi lavori, approdò nell’Indice romano dei libri proibiti. Il suo prestigioso circolo letterario attrasse intellettuali provenienti da tutta Europa.

Dopo tutto, l’Umbria sotto lo Stato Pontificio, con il suo tempio di Minerva ad Assisi e le Cascate delle Marmore nei pressi di Terni – siti imponenti che avevano incantato persino Goethe – era una tappa educativa obbligatoria per tutti i figli della nobiltà europea e, successivamente, dell’alta borghesia del XIX secolo.

 

Il fascino dell'intelligenza e dalla bellezza

Amante dell’arte, esteta e poeta, Ludovico era innamorato dell’intelligenza di Marianna, ma soprattutto della sua bellezza. Nella sua ammirazione pressoché sinestetica, volle che ella venisse ritratta più volte. Il dipinto di Joseph Karl Stieler dell’anno 1831 – che a Marianna non piacque – è appeso nella Galleria delle bellezze di Nymphenburg, una sorta di portfolio visivo di tutte le compagne di gioco del focoso re (di questa galleria delle bellezze si è già ampiamento occupato l'Altbayerische Heimatpost). Una volta Ludovico rassicurò la “sua” Marchesa:

“Degne di più pittori sono le tue sembianze al mondo sole,

se non si spera invano dal poter dei colori

questo faccio con le parole.

Ma dall’opera levar non so la mano”

 

Ludovico aveva regnato con un alto senso etico. Era un cattolico, patriota e monarca convinto. “Vogliamo essere tedeschi e rimanere bavaresi”, era il suo motto.

Riteneva che l’arte avesse un effetto educativo sullo spettatore e fu per questo che a Monaco di Baviera venne intrapresa una politica artistica ambiziosa, che la rese un centro culturale europeo. Costruì musei, viali, pantheon, sale commemorative e chiese, per la cui costruzione si lasciava influenzare dalle impressioni architettoniche dei suoi viaggi in Italia.

In aggiunta alla sua fissazione per l’Italia, fu anche oggetto di una pronunciata dipendenza dal mondo greco.  Il suo primo decreto reale, nel 1825, fu che il termine “Baiern” (Baviera) dovesse essere scritto da quel momento con la “y”. Con questa lettera dell’alfabeto greco voleva rendere omaggio al Paese e all’antichità. Nel 1832 riuscì addirittura a mettere sul trono greco suo figlio Otto, sedicenne.

Ludovico aveva studiato storia antica, francese, italiano, spagnolo e russo. Lesse i classici greci e latini in lingua originale e scrisse quasi ogni giorno una poesia.

Il 12 ottobre 1810, sposò la principessa protestante Teresa di Sassonia-Hildburghausen, dando così vita alla tradizione dell’Oktoberfest di Monaco. Per 44 anni Teresa dovette sopportare gli inganni delle sue scappatelle, ma ogni volta che Marianna veniva a fargli visita a Monaco, ella lasciava dimostrativamente la città.

Che cosa aveva questo “Don Giovanni” da far innamorare così tante donne? Il vaiolo gli aveva sfregiato il viso e il corpo, aveva problemi di udito e soffriva inoltre di problemi alle articolazioni. Deve essere dunque stato il suo estroso e vitale entusiasmo che lo rese un corteggiatore di prim'ordine. 

Il marito di Marianna, a sua volta, fu sicuramente molto tollerante, poiché era costantemente occupato con il ripristino delle sue finanze in rovina, e accettò decenni di intrighi amorosi per una sola ragione: l'amato denaro.  In cambio della sua discrezione, infatti, ricevette non solo il sostegno finanziario, ma anche il titolo e le insegne del camerlengo.

Quasi in ogni lettera Marianna descrive a Ludovico l'imbarazzante situazione di Ettore, chiedendogli disperatamente denaro. In cambio, Ludovico richiedeva indisturbata intimità nonché camere da letto comunicanti.

In una delle lettere del 1828, scriveva nero su bianco: “Per ogni mese che Tu rimarrai (a Ravenna o Roma), darò a tuo marito 300 scudi romani, ma alla prima violazione di anche solo una delle condizioni, e basta già che io non sia contento di lui, non pagherò più. Ettore è padrone di non accettare queste condizioni, ma allora non deve più aspettarsi in vita sua un solo bajocco da parte mia”.

 

Maîtresse, confidente, amica?

Prostituzione? Morale declassata? Era la maîtresse du roi, la confidente, la fidanzata, la madre di suo figlio, o semplicemente una donna innamorata?

È quest'ultima ipotesi quella che traspare dalla lettera seguente: “Ti amo con trasporto e con passione ... spero che tu mi amerai sempre come lo farò io... ”

Anche Ludovico in realtà soffriva a ogni congedo da lei, come si evince dalle righe seguenti: “Oggi, sei anni fa, l’ardentissima passione per Te, donna senza pari, partito da Perugia si è manifestata. Di lui accompagnato sino Assisi, Ettore, senza saperlo gettava olio sulle fiamme del mio cuore”.

 

Nel frattempo le malelingue non potevano tacere a Perugia e a Roma, come scrive Marianna: “A Perugia penso che ognuno creda che fra di noi esiste se non una passione almeno un grande attaccamento… Ettore non ne fa mai parola”.

 

Gli argomenti preferiti di Ludovico furono, per un certo tempo, il peccato, la fedeltà e l’infedeltà. Per poter indulgere impunemente al suo amore per Marianna, richiese addirittura un certificato da Roma che lo sollevasse dal sesto comandamento. Alla fine, un gesuita confermò, al disperato e altamente sollevato re, che “la fedeltà coniugale è semplicemente una questione di carne” e quindi “è necessaria, in generale, un’indulgenza in tale rispetto per le persone deboli e per i figli del mondo”.

Le lettere di Marianna sono per lo più un elenco dettagliato delle sue attività quotidiane o riguardano questioni banali. Sono scritte senza pretenziosità o enfasi alcuna, poiché non le appartenevano affatto gli avverbi iperbolici di Ludovico. La seguente lettera di Marianna lo dimostra: “Mi fa ancora molto contenta che ti sia rimesso il dente. Ti dico liberamente che con una bella bocca tu puoi essere un bell’uomo, levando il tartaro dai denti”.

Ludovico, al contrario, continuava a inviare calde lettere d’amore:

“A Pompei là sto presente a lui, la di lui passionatamente amata ... Mariannina, alla quale da questo piccolo frammento d’un muro dipinto vi trovato sulla terra li 28 Aprile 1830. Il suo Lodovico”.

Ludovico: “Violetta colta sotto il cielo aperto...di Nizza li 10 gennaio 1863”.

 

Nel 1833 morì Ettore; tre anni dopo Marianna sposò l’inglese Evelyn Waddington, che sarebbe in seguito diventato sindaco di Perugia. Anche Evelyn dovette, volente o nolente, tollerare il rapporto adultero di sua moglie.

Con una commovente promessa, gli adulteri osarono sfidare Thanatos, in quanto il passare del tempo ammutolì entrambi.

Nel 1845 Marianna scriveva così: “Il tempo passa presto anche quando passa male. Eccoci di nuovo a Natale. Si può dire che ieri eravamo giovani ed oggi siamo vecchi”. Probabilmente pensando a un possibile addio per sempre, un'altra volta scrive: “Mi ricordo benissimo di quanto ci promettemmo, e se muoio prima e se fosse permesso (cosa che io non credo), ma se tu lo brami, ti apparirò”.

Una sera del 1868, poco dopo la morte di Ludovico, un fedele servitore del re venne a Perugia a consegnare alla Marchesa una confezione sigillata. Su un piccolo pezzo di carta le seguenti righe azzurre citavano: “Scarpetta della Marchesa Marianna Florenzi, ricordando il primo ballo a Palazzo Torlonia”.

Quello fu l’ultimo omaggio di Ludovico all’Italia.