OPINIONI
4 novembre 2017
Nestlé dia finalmente i numeri (veri) su Perugina
di Alberto Mossone
Emanuele Scarci, giornalista del Sole 24 ore, così scriveva lo scorso 28 settembre nel suo blog: “Nestlé perde 43 milioni in due anni: rilancio su cioccolato e pizze surgelate. Cessione dei business in perdita e rilancio dello sviluppo di pizze surgelate Buitoni e del cioccolato a Perugia. Con una dote complessiva di 200 milioni di investimento in tre anni, di cui 60 solo per il Bacio Perugina. Il cantiere Nestlé rimarrà aperto per lavori ancora a lungo, almeno per terminare la ristrutturazione”
Per l’area strategica del cioccolato, l’azienda ha confermato i 60 milioni d’investimento per Perugina. Tuttavia il 40% dei volumi di San Sisto dipende dalle commesse delle altre consociate europee.
Bellanova ha detto che «le parti devono onorare l’accordo di un anno fa e rispettarne gli impegni: tra questi non c’è quello del licenziamento, ma ci sono gli investimenti per rafforzare il piano industriale insieme a un percorso di formazione»”
Condivido appieno quanto chiesto dal vice ministro Bellanova e mi auguro che nell’incontro al MISE del 9 novembre Nestlé riconfermi il piano industriale indicato nel comunicato stampa del 2 marzo 2016, che non faceva alcun cenno ad esuberi, né tantomeno a licenziamenti, ma prometteva investimenti per 1/3 per l’ammodernamento dello stabilimento di S. Sisto e 2/3 in marketing e distribuzione in Italia e all’export.
Di fronte ai 364 esuberi dichiarati da Nestlé i sindacati avrebbero dovuto chiedere di vedere l’avanzamento del piano, soprattutto per la parte marketing/internazionalizzazione, perché per la parte relativa agli investimenti all’interno del sito produttivo di S. Sisto, probabilmente Nestlé ha già provveduto ed il taglio del personale potrebbe essere una delle conseguenze, in mancanza di sviluppo dei volumi produttivi.
Gli investimenti immateriali, è vero, non hanno ritorni immediati, ma è passato ormai un anno e mezzo dalla sottoscrizione dell’accordo (la metà dell’orizzonte temporale ipotizzato per gli stessi) e Nestlé non ha mai detto quanti, come e dove gli investimenti di marketing siano stati già realizzati.
Anzicché chiedere questi dati e queste informazioni sull’avanzamento del piano industriale, i sindacati hanno voluto fare il mestiere dell’imprenditore e hanno proposto a Nestlé un piano alternativo per mantenere i livelli occupazionali: la creazione a S. Sisto di un polo logistico-distributivo per il cioccolato, o addirittura per un ventaglio allargato di prodotti agro-alimentari.
Giudico questa proposta una enorme sciocchezza, senza alcuna possibilità di realizzazione e vorrei invitare il sindacato al rispetto dei ruoli: metta in essere tutte le attività possibili per la salvaguardia dei posti di lavoro, ma lasci alla Proprietà le decisioni sulle strategie. Ognuno deve fare il proprio mestiere!
Il mercato mondiale del cioccolato è in salute e anche in Italia i dati AIDEPI indicano andamenti positivi della produzione, dei consumi interni e dell’export.
E’ Nestlé che ha problemi nella gestione di questa area di business, che è marginale, in termini di fatturato e redditività, rispetto ad altre come quelli dei pet-foods, del caffè, delle acque minerali. Ha in Europa un eccesso di capacità produttiva, ha ceduto la divisione confectionery americana alla Ferrero per 3 miliardi di dollari lo scorso luglio ed ha ammesso che anche la produzione dello stabilimento di S. Sisto per il 40% è destinata alle altre filiali europee della multinazionale svizzera e non allo sviluppo delle vendite dei prodotti a marchio Perugina.
Solo rispettando il piano industriale di marzo 2016 Perugina ed il suo prodotto leader i Baci Perugina potranno avere nel medio lungo periodo possibilità di sviluppo, sia sul mercato interno, che, soprattutto sui mercati internazionali e il sito produttivo di S.Sisto potrà mantenere e incrementare i livelli occupazionali.
Se l’innovazione per Nestlé è solo fare i cartigli dei baci in cinese e portoghese per aggredire così nuovi mercati altamente potenziali, e realizzare una “special edition” dei Baci in Italia, con cartigli nei principali dialetti del Bel Paese (peraltro in edizione talmente speciale e limitata che nei punti vendita della GDO non ce n’è traccia, né è stata programmata un’adeguata attività di comunicazione nei media tradizionali, ma solo on line) non sembra questa la strada per rilanciare lo stabilimento di S.Sisto. Servono anche investimenti in ricerca e sviluppo: negli anni’70 c’era a S. Sisto la “Palazzina Ricerche”(ora diventata sede dell’ARPA Umbria) dove tecnici e ricercatori studiavano nuove ricette e nuovi prodotti. Non ci si può limitare solo a interventi sul packaging!
Siamo nel 2017 ed è bene che anche i sindacati capiscano, che gli investimenti oggi, specialmente su prodotti maturi come il cioccolato, devono essere soprattutto immateriali (sulla comunicazione e sul marketing), sulla ricerca e sulla distribuzione (nei canali commerciali dove si realizzano i maggiori consumi) e non in immobilizzazioni tecniche, perché, come sosteneva Peter Drucker già negli anni ’50 " Ogni impresa ha due - e solo queste due - funzioni fondamentali: il marketing e l'innovazione… tutto il resto sono costi!”.
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