LO SCAFFALE
A cura di Antonio Carlo Ponti
18 febbraio 2019
Il Saio e la Lince. Viaggio sentimentale nelle Umbrie dei miti
Mino Lorusso, saggio introduttivo di Dario Antiseri, Milano, Rusconi Libri, 2017
L’autore, pugliese d’origine, torinese di formazione. una lunga esperienza giornalistica alle spalle, quattro o cinque libri all’attivo, oggi è vicecaporedattore al TGR Umbria della Rai. Ed è umbro, per dir così, a tutti gli “affetti”. E l’amore per la nuova “piccola patria”, dove vive da quasi vent’anni, lo si avverte nella scrittura densa e informata, nei profondi eruditi rimandi sociologici e storici, nello scavo maturo nella materia regionale e nelle sue sfaccettature, nello scendere tra le pieghe della memoria. E lo si capisce nella vasta letteratura che alimenta la bibliografia stesa in sei fitte pagine (una settantina di titolo) ma privo dell’indice dei nomi e dei luoghi.
Nel sottotitolo già si intravvede l’assunto su cui poggia questo viaggio sentimentale (che mutua l’aggettivo da Laurence Sterne in Italia, divertente satira sul Grand Tour dei nobiliinglesi e tradotto da Ugo Foscolo) nelle Umbrie, con più anime e più identità,un’Umbria plurima che le sottende e le spiega. Ma anche il titolo, Il Saio e la Lince, è emblematico, un binomio pressoché inscindibile di misticismo-fede e realismo-scienza, il saio sdrucito di Francesco d’Assisi e l’occhio acutissimo sulla Natura di Federico Cesi, fondatore dell’Accademia omonima, il cui simbolo la lince dalla vista prodigiosa, mitica.
E i miti occupano spazi e tempi di questo libro leggibilissimo e istruttivo. Il genius loci, il nume tutelare dell’Umbria s’intreccia con il territorio e l’anima di questo,tra mito e paesaggio, tra poesia estoria, tra teatro e canto.E di certo, come rileva il filosofo Dario Antiseri nel corposo saggio che apre il libro, questo di Lorusso è un atto di amoreverso l’Umbria e un omaggio alla sua poliedricità di emozioni e di lacerti, di storie e di personaggi, non solo il “cuore verde d’Italia” (© l’indimenticabile - assessore al turismo - Alberto Provantini), ormai intelligente ma stanco stereotipo di un’illusione che la bellezza da sola asti, anche se un altro stereotipo recita che salverà il mondo.Un altro libro viene in mente di fronte a questo di Mino,il Viaggio in Umbria di Averardo Montesperelli, inventario che però tocca tutte le località della regione, per citarne uno solo, senza scomodare Michel deMontaigne,Wolfgang Goethe, Guido Piovene.
Ma non è un libro di viaggio, questo, in senso proprio, quanto un’investigazione, la ricerca di pepite e di tesori sepolti, che sfida spavaldo omissioni e lacune.