LO SCAFFALE

A cura di Antonio Carlo Ponti

30 settembre 2011

Il paese senza nome

Perugia, EFFE Fabrizio Fabbri Editore, 2011, pp. 64, ill. bn e colore, euro 15.

Un libro di fotografie che non sai se ammirare o odiare. Da una parte ti godi la qualità delle immagini, sia quelle in bianco e nero (le preferisco) sia quelle a colori. Dall’altra ti domandi se è possibile vivere in questo paese senza nome, nel senso che il degrado e l’abbandono del territorio regnano sovrani, in un disordine logistico e volumetrico, ed etico. Sperandio, che è stato, sia pure per un pugno di voti, eletto sindaco di Trevi per il centrosinistra, è un fine intellettuale e fotografo ferratissimo, il quale si è “divertito” ma non troppo a immortalare la disarmonia e lo squilibrio, negli oggetti e nei manifesti, nella segnaletica e nelle vetrine degli outlet che infestano le pianure e i sobborghi delle città storiche. Così, in questo portfolio cattivo e crudo, l’autore non fa che rappresentare e raccontare la stupidità, l’indifferenza, le scelte dissennate di una società che preferisce il brutto al bello, un supermercato al museo, una fattoria lasciata ad ammuffire e alla distruzione anziché un campo bene arato, un bosco ben potato, una vigna geometricamente elegante. Il volto dell’Umbria non è questo, beninteso, quello che emerge è solo patologia, ma tuttavia non è spettacolo accettabile, degno di una rivoluzione copernicana nel gusto e nella conservazione.

Autore del libro Bernardino Sperandio