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30 settembre 2013
Progetti di recupero per una città che vuole sopravvivere a se stessa
di Enzo Ferrini
‘Recupero’ e ‘riuso’: sono le parole chiave per fare di Perugia una città moderna e che guarda al futuro valorizzando le risorse di un passato di cultura ed arte. Una storia della quale sono parte integrante e patrimonio da salvare spazi ed edifici pubblici e privati da tempo abbandonati ed inutilizzati: le vecchie carceri, caserme, palazzi, sale cinematografiche e quel grande contenitore che è il Mercato coperto nel cuore dell’acropoli. Parole chiave che sono anche parte integrante del progetto economico e culturale con il quale Perugia si candida insieme ad Assisi a Capitale europea della cultura nel 2019. Il sindaco della città Wladimiro Boccali assicura che il Comune sta facendo tutto quanto è in suo potere perché questi beni pubblici di proprietà statale, non solo nel centro storico, possano tornare a vivere collocandovi attività utili alla ripresa economica ed alla aggregazione sociale. Di intesa ed in collaborazione
con le due università per una città che sia sempre di più luogo di incontro e di formazione per i giovani di tutto il mondo. Ma serve – lo sottolinea il sindaco – “l’impegno ed il coraggio” anche dei privati. Dei proprietari di immobili prestigiosi da decenni inutilizzati e di imprenditori disposti ad investire con operazioni di project financing e con altre forme di collaborazione tra pubblico e privati in attività e progetti innovativi. Per la ripresa economica ed occupazionale dell’intero territorio, per una città sempre più vivibile per i suoi abitanti e che sia anche un polo di attrazione per giovani di tutto il mondo. Desiderosi magari di diventare anche loro imprenditori proprio a Perugia ed in Umbria.
Boccali ricorda i progetti già realizzati o che sono avviati ad esserlo. Tra i primi la preziosa biblioteca di Aldo Capitini nell’edificio restaurato di San Matteo degli Armeni e gli appartamenti di edilizia popolare a canone concordato realizzati nell’immobile inutilizzato di via Fratti, a due passi dalla Fontana Maggiore. Ci sono ancora invece lavori in corso nella ex chiesa di San Francesco al Prato, trasformata in un grande e moderno auditorium, e nella medievale Torre degli Sciri in via dei Priori. Ospiterà 12 appartamenti concessi a canone concordato a giovani coppie sulla base di un bando regionale. Diventerà anche una delle maggiori attrattive turistiche di Perugia perché la sua terrazza sarà aperta al pubblico. Una scala interna consentirà di ammirare il panorama unico, sconosciuto anche ai perugini, dell’acropoli vista dai 46 metri di altezza sulla sommità della torre, l’unica rimasta integra della Perugia del Trecento.
C’è però anche il lungo elenco degli immobili che invece attendono di tornare a vivere. A cominciare da quelli pubblici. È il caso del grande complesso delle vecchie carceri in un punto strategico della città, a due passi dal centro storico, dalle scale mobili, e dai parcheggi. “Sono un esempio del cattivo funzionamento dello Stato, perché venti anno dopo l’impegno a recuperarle sono ancora in queste condizioni” aveva detto il sindaco partecipando nel giugno scorso al workshop conclusivo di “Kultur Fabrik” comprendente anche un concorso di idee sul recupero ed utilizzo del complesso carcerario al quale avevano partecipato 16 gruppi di progettazione di altrettanti atenei italiani. È stato costituito – spiega ora il sindaco – un gruppo di lavoro, del quale fanno parte architetti, economisti ed altri specialisti, che ha elaborato le linee di indirizzo di un progetto ‘mix-funzionale’ già all’esame del Demanio. L’ex carcere dovrebbe diventare incubatore di imprese giovanili (per esperienze di start up, coworking) e sede di uffici statali. Ci sarà però anche spazio per resi denze ed appartamenti con l’intervento in project financing dei privati. Il recente “Decreto del fare” del governo Letta accelera – secondo Boccali – tempi e procedure per il trasferimento di beni del Demanio e per la loro vendita e valorizzazione.
Un decreto che dovrebbe agevolare anche la realizzazione di altri progetti del Comune per l’utilizzo delle caserme. La proposta dell’amministrazione comunale è quella di concentrare
uffici e servizi dell’Esercito nel complesso di Santa Giuliana che già ospita l’importante Scuola di lingue estere per i militari non solo italiani. Si libererebbero così i locali del grande complesso del Distretto militare in Corso Garibaldi e gli immobili di via dei Priori e di Piazzetta Ferri, sempre nel cuore dell’acropoli. Per farne cosa? Per metterli a disposizione delle due atenei perugini nell’ambito di quel progetto complessivo per rafforzare l’immagine e l’offerta di una città universitaria con vocazione internazionale.
Dunque immobili dove ospitare aule, laboratori, ma anche mense ed alloggi. Con la collaborazione di privati. Posti letto e pasti – spiega il sindaco – che potrebbero essere venduti agli studenti a prezzi concordati e quindi agevolati.
Nell’elenco degli immobili pubblici da valorizzare c’è poi il grande edificio e complesso del Mercato coperto. È anche un esempio degli insuccessi di questa collaborazione tra pubblico e privato. Se ne era cominciato a parlare già alla fine degli anni Novanta, quando il Minimetrò non c’era ancora ed i giardini del Pincetto erano un luogo poco frequentato ed in certe ore anche pericoloso. Il project financing della Nuova Oberdan per la realizzazione di un moderno centro commerciale, di un parcheggio e di spazi culturali è stato abbandonato definitivamente nell’aprile scorso. Nel frattempo però – ricorda Boccali – con la realizzazione della stazione del Minimetrò si è riammodernata e qualificata tutta l’area dei giardini del Pincetto, tornati
ad essere vivi e frequentati anche da tanti turisti che si affacciano a godere uno dei più bei paesaggi dell’Umbria.
È stato anche definitivamente risolto il problema della utilizzazione degli Arconi, che ospiteranno una nuova e moderna biblioteca, mentre la realizzazione del nuovo ascensore migliorerà i servizi e qualificherà ulteriormente dal punto di vista urbanistico l’area del Pincetto. “Stiamo però – continua il sindaco – cercando di interloquire con vari soggetti e partner su progetti con una vocazione commerciale e culturale per la valorizzazione degli spazi del Mercato coperto”. Boccali si dice comunque ottimista sulla possibilità di concretizzare in tempi ragionevoli questi
progetti più limitati, e dunque meno costosi, rispetto a quelli originali che comprendevano anche la riqualificazione dell’intera area.
C’è poi la questione degli immobili inutilizzati o da valorizzare di proprietà privata. Nell’elenco ci sono anche lo storico Palazzo Rossi Scotti sede di uffici giudiziari e la vicina clinica di Porta Sole che prossimamente si trasferirà nella nuova sede del quartiere di Monteluce. Proprio a Porta Sole potrebbe svilupparsi – spiega il sindaco – una delle operazioni urbanistiche più importanti di edilizia residenziale nell’acropoli. Nuovi appartamenti con nuove famiglie che tornano a vivere ed a far vivere il centro storico.
Boccali auspica che lo stesso possa avvenire per altri immobili, come quello in Corso Vannucci con gli uffici, ormai quasi vuoti, della Telecom. E sempre su Corso Vannucci si affacciano altri due prestigiosi edifici che ospitavano sale cinematografiche: il Pavone ed il Turreno. Per quest’ultimo il Comune ha approvato la richiesta della proprietà per un cambio di destinazione da luogo di pubblico spettacolo a struttura commerciale di gran parte dell’immobile ma resterà comunque una sala per lo spettacolo. È stata definitivamente accantonata l’idea di realizzarvi un parcheggio. Per quanto riguarda il Pavone il Comune ha formalizzato una precisa ed articolata richiesta alla fondazione proprietaria del settecentesco teatro. In sintesi chiede di potere gestire direttamente questo spazio con il Teatro stabile dell’Umbria ed il contributo economico della Fondazione Cucinelli. Tornerà ad essere prevalentemente una sala cinematografica, ma ci sarà spazio anche per musica, danza, teatro ed altre attività culturali. Come per il Turreno anche in questo caso il Comune attende una risposta. Risposte che – dice ancora il sindaco – non sono pervenute da anni dai proprietari di altri due cinema chiusi, Lilli e Modernissimo, per i quali il Comune ha adottato varianti che ne permettono l’uso abitativo. Purtroppo – sottolinea
Wladimiro Boccali – il Comune non ha strumenti di alcun tipo per favorire il riuso di immobili privati che restano vuoti. Per questo invita gli imprenditori ad “avere coraggio” puntando sullo sviluppo di una città moderna ed internazionale con benefici anche economici certi per chi vi investe capitali privati e per tutta la comunità.