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31 marzo 2012

Professioni non regolamentate in cerca di una identità

di Augusto Ancillotti

Mentre con grande risonanza si dibatte sulle liberalizzazioni delle professioni ordinistiche, al riparo del clamore dei media si stanno raggiungendo tre importanti risultati, intesi a dare un’identità al mondo delle professioni non regolamentate: una proposta di legge, ora al vaglio delle altre commissioni, è stata votata all’unanimità dalle commissioni decime di Camera e Senato; sono entrate in vigore presso Accredia le procedure di certificazione dei singoli professionisti, ed è stata avviata da Uni la normazione di alcune delle professioni sinora prive di riferimento normativo. Il tutto in coerenza con il principio della “terzietà” e nell’ottica del superamento della tipica autoreferenzialità italica. Stiamo dando vita ad una società moderna che valorizza la qualità del lavoro professionale? Vediamo che cosa sta accadendo a Milano, presso l’Uni, l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione, che rappresenta l’Italia presso il Cen europeo e presso l’Iso mondiale. «La problematica legata alle professioni è particolarmente sentita in un momento di crisi come questo e l’Unione Europea impone a tutti gli Stati membri di favorire una certificazione dei servizi, per mettere in condizione gli utenti di riconoscere il professionista competente. Solo in questo modo si realizzerà effettivamente la libertà del professionista e del consumatore ». Queste le parole di Giorgio Berloffa, presidente della Commissione Uni “Attività professionali non regolamentate. L’esistenza di professioni “non regolamentate”, cioè non regolate da una legge dello Stato e non dipendenti da un ordine o da un collegio, implica che chiunque possa dichiararsi professionista di questo o quel settore, anche senza specifici requisiti e specifica formazione. E questo favorisce il proliferare di un mercato di operatori “fai da te”, con grave rischio per il cittadino che necessita dei loro servizi e grave danno per quegli operatori che sono davvero preparati e qualificati. Il bisogno di una piattaforma di riferimento che espliciti le norme tecniche per ogni professione e che disciplini l’uso della qualifica di “professionista” è stato quindi fatto proprio dall’agenzia Uni, che, con l’appoggio di Assoprofessioni e di Cna, ha avviato le procedure per il riconoscimento e la qualificazione delle professioni non regolamentate che ne facciano richiesta. «La nostra ottica di riferimento - afferma il presidente Uni, Piero Torretta - è quella che, laddove esista una sollecitazione da parte delle professioni non regolamentate, si definisca una disciplina che individui le caratteristiche del soggetto che esercita la professione, le caratteristiche della prestazione e le garanzie a favore degli utenti. Ai sensi dei Regolamenti comunitari del 2008, infatti, la sorveglianza del mercato può utilizzare la via della certificazione volontaria di prodotti, sistemi, processi, servizi, organizzazioni e anche persone, seguendo un approccio di autoregolamentazione del libero mercato». Per ogni professione la stesura del protocollo è preceduta dalla fondamentale fase dell’inchiesta pubblica preliminare, che serve a vagliare preventivamente le concrete esigenze del mercato, individuando tutti i soggetti significativi degli interessi in gioco, in modo che ci sia una “rappresentanza adeguata”. L’agenzia Uni costituisce quindi un gruppo di lavoro che elabora le norme che devono regolamentare la professione in termini di conoscenza, abilità e competenza, in conformità al Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF – European Qualifications Framework), definendo la figura professionale nelle diverse modalità in cui opera (libero professionista, imprenditore, dipendente). Al tavolo di lavoro sono invitati a partecipare i rappresentanti delle associazioni di categoria interessate, i rappresentanti dei consumatori, quelli degli enti regolatori (ministeri, regioni, ecc.), dell’Anci, del mondo sindacale, della Confindustria ecc. Il testo licenziato dal gruppo di lavoro e approvato dagli organi centrali e di controllo di Uni viene infine posto in rete per l’inchiesta pubblica definitiva, che dura due mesi. Solo allora diviene operativa la norma, l’adesione alla quale peraltro rimane “volontaria”, sia da parte delle aziende che da parte dei singoli operatori. Resta il fatto che l’esistenza della norma introduce nel mercato un elemento distintivo fondamentale tra chi vi aderisce e chi non lo fa. Non meno di 3 milioni di persone in Italia operano negli ambiti delle numerose professioni non regolamentate. Nel documento del Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) si legge che a questo mondo variegato appartengono tra gli altri bibliotecari, progettisti d’architettura d’interni, consulenti fiscali, revisori dei conti, rappresentanti di commercio, manager del marketing, amministratori condominiali, animatori, restauratori di beni architettonici, statistici, visuristi, gemmologi, urbanisti, biotecnologi, geografi, comunicatori, pubblicitari professionisti, fotografi professionisti, naturopati, operatori shiatsu, pranoterapeuti, erboristi, chinesiologi, bioterapeuti, economisti ambientali d’impresa, igienisti industriali, professionisti della conoscenza, addetti alla sicurezza, certificatori del personale, traduttori e interpreti, periti liquidatori, esperti di informatica, consulenti tributari, esperti di infortunistica stradale, consulenti di investimento, esperti recupero crediti, operatori finanziari, internal auditors, art directors, consulenti tecnici, professionisti webmaster, professionisti del coaching, fisioterapisti, podologi, pedagogisti, psicomotricisti, masso fisioterapisti, optometristi, esperti in tecnica ortopedica, esperti di counselling, psicofilosofi, mediatori sistemici, consulenti familiari e coniugali, esperti programmatori neurolinguistici, grafologi, naturalisti, educatori cinofili, enologi enotecnici, esperti di aerobica e fitness, mediatori familiari, ecc. In questo mare magnum le procedure Uni si sono intanto avviate per normare chinesiologi, comunicatori professionali, fotografi, patrocinatori stragiudiziali professionisti del risarcimento del danno, naturopati e osteopati. Per quanto riguarda i comunicatori, il tavolo nazionale è guidato dall’Associazione “Professione Comunicatore” (AssoProCom), nata in Umbria due anni fa con il preciso scopo di promuovere la regolamentazione nel mondo variegato della comunicazione. Oltre a fornire un riferimento certo e un’adeguata garanzia di qualità al mercato e ad assicurare il riconoscimento professionale dei singoli professionisti, la norma Uni sulle professioni non regolamentate fornisce uno strumento di riferimento al legislatore, in un’ottica di complementarità tra la normazione tecnica volontaria e il livello legislativo. «Per questo Uni è stato chiamato a partecipare ai lavori del Tavolo sulle professioni non regolamentate, istituito di recente presso il ministero dello Sviluppo economico, che ha già provveduto a esaminare nei dettagli il modello di regolamentazione volontaria introdotto da Uni, riscontrando il gradimento dei numerosi soggetti economici e sociali presenti». dichiara Ruggero Lensi, direttore Relazioni Esterne Innovazione e Sviluppo dell’Uni. Il legame tra la la legge e la normazione volontaria Uni e la certificazione di terza parte Accredia sta diventando sostanziale, poiché nel decreto di legge “Disposizioni in materia di professioni non regolamentate - AA.C. 1934 e abb. Elementi di valutazione per la compatibilità con l’ordinamento dell’Unione europea”, si legge: Il comma 2 del medesimo articolo 9 richiama la possibilità di rilascio del certificato di conformità alla norma tecnica Uni definita per la singola professione da parte degli organismi di certificazione accreditati dall’organismo unico nazionale di accreditamento ai sensi del Regolamento (CE) n. 765/2008. In proposito, si ricorda che tale regolamento istituisce un unico organo di accreditamento nazionale ai fini delle procedure di accreditamento e vigilanza del mercato per quanto riguarda la commercializzazione dei prodotti. Tale funzione è svolta in Italia dall’associazione senza scopo di lucro “Accredia”. Insomma, da una parte si va svuotando il valore dell’autoreferenzialità degli “ordini professionali”, ma dall’altra si va consolidando la certificazione di qualità delle professioni e dei professionisti. Che ci si stia avviando verso un’Italia migliore e più affidabile?