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30 settembre 2011

I “mari” dell’Umbria

di Giovanni De Santis

 Quanto il poeta latino Ovidio, nel quarto libro dei suoi Tristia, ricordava della sua Sulmona, terra dalle feraci e ubertose campagne grazie alla ricchezza delle gelide acque (Sulmo mihi patria est, gelidis uberrimus undis), può essere esteso, a ragione, all’intero territorio dell’Umbria, pur se caratterizzato dalle molteplici sembianze delle sue sub regioni. In tutto ciò è proprio l’acqua l’elemento determinante che da sempre ha scandito la vita delle comunità umbre e rappresentato, anche inconsciamente, il collante per gli innumerevoli caratteri fisici che, accanto a quelli storici, fanno dell’Umbria un territorio peculiare. Alimenta, infatti, i fitti boschi verdi e cupi che ammantano i rilievi rimodellati dall’erosione e resi ora dolci ora scoscesi ora aspri; i vasti piani carsici ricchi di piante e di fiori pieni di colore; e ancora le forre, le valli e le colline dove trovano ottimi terreni le coltivazioni agricole, tutti elementi che fanno dell’Umbria il “cuore verde d’Italia” (senza riferimenti padani). Le sue innumerevoli sorgenti, a volte dai caratteri di ampie risorgive, irrigano i campi delle feraci piane, dissetano le popolazioni sparse sulle morbide ondulazioni o accentrate in borghi e città; i suoi fiumi, torrenti e ruscelli, ora placidi, ora gonfi e impetuosi, la solcano rendendo vivo, vario e incantevole il paesaggio; i suoi laghi, siano essi naturali o realizzati dall’uomo per scopi energetici ed irrigui, sono stati e sono una risorsa essenziale per la società. La copiosa presenza di quella che Francesco chiama “… sor’Acqua, la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta”, è da sempre tra le maggiori risorse dell’Umbria, a partire dal pliocenico Lacus Tiberinus che ammantava, a forma di Y rovesciata, l’intera Valle del Tevere e la Valle Umbra, rese più fertili dal sottile limo alluvionale depositato dopo che il fiume si era aperta la strada attraverso le gole del Forello per raggiungere il mare. Le acque possono, di contro, anche provocare gravi danni al territorio, sia dal punto di vista ambientale che economico, per il verificarsi di frane, alluvioni e allagamenti specie nelle basse terre. Tuttavia, i benefici che l’acqua apporta alla regione superano di gran lunga gli eventuali disagi, se consideriamo l’importanza che ricoprono fiumi e laghi per tanti aspetti della nostra vita. Proprio la geomorfologia del territorio, formato in gran parte da calcari, permette alle groppe carsiche (ad esempio il Subasio) di assorbire quelle precipitazioni che, una volta tornate in superficie, danno origine ai fiumi e alimentano i laghi. La circolazione sotterranea, inoltre, permette alle acque di arricchirsi di sostanze specifiche, dando così vita alle numerose sorgenti di acque minerali, già note ai Romani per le proprietà benefiche e curative, utilizzate nei vari centri termali per cure idropiniche e, dopo l’imbottigliamento, commercializzate sotto diversi marchi. Da sempre utilizzata per una ricca agricoltura, specie di fondovalle, grazie alla possibilità di una capillare irrigazione e per coprire i fabbisogni civili delle comunità umbre, oggi la risorsa acqua fornisce anche energia idroelettrica ed è spesso alla base di interessanti attività turistiche, dalla balneazione agli sport estremi. In un tale contesto, meritano una menzione speciale due presenze essenziali per la regione, il Fiume Tevere ed il Lago Trasimeno. Il Tevere, che taglia l’intera regione in senso longitudinale, ha scandito nel tempo le tappe dell’intera vicenda umana e storica delle comunità locali: nel passato come linea di confine, poi come elemento aggregante determinando l’ubicazione degli insediamenti, favorendo lo sviluppo delle pratiche agricole, incrementando le comunicazioni e le altre varie attività. Quelle stesse acque che hanno favorito un tempo la nascita di molini, opifici, cartiere, concerie, filatoi, oggi forniscono l’energia idroelettrica necessaria alle attività umane. Lo stesso Nera, arricchito delle acque del Velino e della Conca Reatina che vi precipitano dalla maestosa Cascata delle Marmore, che richiama migliaia di visitatori ogni anno, confluisce nel Tevere, con un percorso tortuoso apprezzato dagli amanti di sport acquatici (canoa, kajak, torrentismo, rafting, arrampicata libera), dopo aver alimentato diverse centrali elettriche che hanno fatto la fortuna, in passato, della Conca Ternana. Tra i laghi, pur ricordando Piediluco e quelli artificiali di Montedoglio, di Corbara e di Alviano, con la sua Oasi, non si può non accennare al Trasimeno (kmq 126,75), a ragione considerato il “mare dell’Umbria”. Il lago laminare occupa una depressa conca tettonico-alluvionale cinta dalle dolci, verdi colline, tuttora ricoperte da lembi dell’antica fitta vegetazione, che ispirarono gli affreschi del Perugino e offrono, ancora oggi scorci di rara bellezza e sempre nuove suggestioni, specie con le tre isole (Polvese, Maggiore e Minore) che ne movimentano le acque. La discreta presenza umana in piccoli e arroccati centri lungo le pendici dei monti, spesso fortificati con mura e rocche o in case sparse sulle rive, si è da sempre integrata con il ricco patrimonio floristico e faunistico che oggi alimenta cospicui flussi turistici Il lago, infatti, pur tra svariate vicissitudini, è stato da sempre la fonte principale di sostentamento delle popolazioni, nel passato con la pesca, con l’artigianato della cannuccia, con lo sfruttamento delle pedate, e oggi con l’accoglienza dei turisti.