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A proposito di impresa digital / Il Cloud come strategia aziendale
di Lucia Giuliani
La continua evoluzione del mercato e delle sue dinamiche e l’aumentata mobilità dei clienti si raffrontano con sistemi IT sempre più complessi e tecnologie che richiedono risorse specializzate, investimenti in persone, tempo e formazione: una di queste è il cloud.
Con il termine “nuvola informatica”, in inglese “cloud computing”, si indica un paradigma di erogazione di risorse informatiche, come l'archiviazione, l'elaborazione o la trasmissione di dati, caratterizzato dalla disponibilità on demand attraverso Internet a partire da un insieme di risorse preesistenti e configurabili.[1]
Da qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi momento, con qualunque dispositivo oggigiorno è possibile accedere a dati e risorse. La condivisione tra più utenti diventa rapida ed automatizzata, ogni singolo utente può configurare le risorse e rilasciarle se necessario, riportandole così nello stato iniziale e rimettendole a disposizione nel pool condiviso, con altrettanta velocità ed economia anche per il fornitore. Un’organizzazione di qualsiasi dimensione, grazie al cloud, dispone di soluzioni all’avanguardia che si prestano allo sviluppo di nuovi business.
L’obiettivo del cloud è, infatti, fornire un insieme di servizi subito disponibili e ad elevato contenuto tecnologico, tarando i costi in base al consumo reale, ottenendo vantaggi in termini di scalabilità delle risorse in funzione del loro utilizzo: la cosiddetta elasticity di una risorsa che può essere gestita in automatico e la completezza di servizi ad essa collegati (IaaS e storage).[2]
La formula a consumo è la logica caratterizzante il paradigma del cloud computing. Essa consente l’utilizzo ottimizzato delle risorse in modalità “pay per use” rispondendo alle esigenze di economicità e permette l’attivazione di risorse aggiuntive senza ulteriori procedure tecniche, conferendo al modello la dinamicità necessaria per massimizzare le tempistiche di messa in produzione.
E’ interessante notare come, soprattutto nelle grandi organizzazioni, il tema della Cloud Transformation sia entrato a far parte del tessuto aziendale, non solo per l’introduzione di tecnologie innovative, ma anche per l’opportunità di incrementare l’agilità in azienda e rispondere alle esigenze di business.[3]
La stessa Amazon, sebbene conosciuta come la più grande azienda di commercio elettronico al mondo, in realtà ha costruito la sua offerta puntando ad essere il one stop shop per i bisogni del cloud aziendale e non solo alla convenienza, come comunemente si può pensare. Già dal 2006 Amazon Web Services, comunemente denominata Aws, si è affermata come la principale piattaforma di cloud computing: un’intera classe di servizi proposti e gestiti tramite un'interfaccia comune e accessibile online.
Secondo l’analisi dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, l’83 per cento delle imprese analizzate (di grandi dimensioni e ben strutturate) si sta muovendo verso l’ hybrid cloud e verso il multi cloud, un ecosistema IT che adotta cloud di provider diversi, con impatti su portabilità, interoperabilità e standard. ll dato dell’indagine State of the Cloud 2018[4] pubblicata da Rightscale, ci mostra un futuro avviato verso il multi cloud, strategia che nel lungo periodo permetterà di ridurre i costi; appare quindi opportuno affidare applicazioni e dati a differenti cloud provider e imparare a gestire infrastrutture ibride multi cloud.
Anche se in Italia ancora pochi pensano al multi cloud, la recente kermesse SAP Now, dove sono stati espressi i risultati del terzo trimestre fiscale, ha portato in luce una crescita degli abbonamenti ai servizi in cloud pari al 39%[5].
Dallo sviluppo e dalla tenuta dei sistemi in house si sta passando ad un sistema diffuso che richiede attività di programmazione e controllo diverse da quelle finora adottate. A fronte di una tale prospettiva, sicuramente innovativa, è necessario ragionare su quali siano le abilità necessarie per la gestione di tali sistemi.
Altro aspetto da non sottovalutare è quello culturale: non tutti sono pronti a comprendere le potenzialità del cloud, la sua sicurezza e la fruibilità dei dati; pertanto sarebbe opportuno investire anche in informazione e formazione e nella verifica della sicurezza e dell’ utilizzabilità del dato raccolto[6].
La realtà è che per ogni azienda non nata nel cloud, esso rappresenta una migrazione e di conseguenza richiede del tempo. Anche se la strategia è basata su un unico fornitore cloud, la realtà probabilmente sarà che le aziende saranno costrette ancora per un bel po’ a stare a cavallo tra vecchio e nuovo.
[1] https://www.gartner.com/newsroom/id/707508 “Gartner Says Cloud Computing Will Be As Influential As E-business”
[2] https://www.agendadigitale.eu/infrastrutture/infrastruttura-cloud-per-la-ricerca-lesempio-di-milano-bicocca/
[3] https://www.internet4things.it/cloud/manifacturing-e-industria-4-0-spingono-il-cloud-in-italia-che-vola-oltre-i-23-miliardi-di-euro/
[4] https://www.rightscale.com/lp/state-of-the-cloud
[5] https://www.zerounoweb.it/analytics/business-intelligence/le-imprese-intelligenti-si-raccontano/
[6] https://www.agendadigitale.eu/infrastrutture/infrastruttura-cloud-per-la-ricerca-lesempio-di-milano-bicocca/
https://www.redhat.com/en/about/press-releases/ibm-acquire-red-hat-completely-changing-cloud-landscape-and-becoming-worlds-1-hybrid-cloud-provider?intcmp=701f2000000RWK2AAO