IL PUNTO

30 giugno 2012

Per tornare a crescere occorre fare di più

di Giorgio Mencaroni

“Tornare a crescere”: un mantra diffuso a più voci, che  cresce di tono, ma che – almeno per ora – non incontra  volontà decise e consapevoli della necessità inrinviabile di “fare di più”.  Nel mentre subiamo una seconda recessione dall’inizio  della crisi globale, e senza che nel mezzo ci sia stata  una vera ripresa, il nostro sistema economico locale,  denso di piccole imprese industriali, artigiane e commerciali, si specchia in una crisi che per la prima volta  ci appare estranea alla naturale ciclicità dei corsi economici. E, per questo ci fa più paura.  Per uscirne e “tornare a crescere” occorre “fare di più”,  ma, al punto in cui siamo, anche “fare diverso”. Il  rigore è un concetto virtuoso, dunque positivo e direi  irrinunciabile, ma al pari della legge, se portato all’eccesso può degenerare in “summa iniuria”. E senz’altro  ciò si è verificato per talune misure adottate in nome e  giustificazione di un comportamento rigoroso.  Una chiave di lettura che ci viene direttamente dalle  nostre imprese, che la Camera di Commercio di Perugia  ha consultate, ricavandone indicazioni estremamente  chiare. E per certi versi sorprendenti. A tutti i livelli  dimensionali l’ostacolo principale verso il riavvio di  un processo di crescita viene ritenuto l’eccessiva pressione fiscale. Aliquote elevate, un ordinamento fiscale  complesso e un diritto tributario incerto gravano in  maniera determinante sulle possibilità competitive dei  settori produttivi locali. Seguono il peso dell’ipertrofica e debordante burocrazia, l’alto costo del lavoro  e, ovviamente, il credit crunch, di cui fanno le spese  soprattutto le imprese di più piccole dimensioni. La  sorpresa è rappresentata dalla scarsa considerazione rivolta alla rigidità del mercato del lavoro, che – almeno  a livello locale – non viene percepita come una priorità  assoluta e, in questo momento, determinante.  Il “fare di più” deve seguire queste tracce. Senza tentennamenti. E dunque, come si può immaginare di  ridare slancio all’economia reale se il livello di tassazione per chi le tasse le paga sfiora il 55%. E allora  serve “fare diverso”: a cominciare da una riflessione  sul programmato aumento dell’Iva, che – se non si  riesce a bloccarlo – si tradurrebbe, con l’aumento già  in vigore, in 38 miliardi di euro di minori consumi. Su  base provinciale, il nostro Osservatorio Congiunturale  ha registrato per il primo trimestre del 2012 una contrazione delle vendite del 9,7%, una delle peggiori di  sempre, che ci riporta ai livelli di un decennio fa. Certe  scelte non possiamo permettercele.  “Fare di più” per la crescita vuol dire andare incontro  alle esigenze di imprese che nonostante tutto conservano un atteggiamento fiducioso e positivo. Come quelle  perugine del Manifatturiero che non demordono, guardano avanti e prevedono di portare a casa qualche  buon risultato fin dal secondo semestre dell’anno in  corso.  Il nostro tessuto imprenditoriale, ancora una volta,  dimostra un alto livello di resistenza e una notevole  vitalità ed è confortante vedere che anche in un avvio  d’anno così duro, in provincia di Perugia siano state  costituite 1389 nuove attività, oltre 15 imprese ogni  giorno.