IL PUNTO
19 marzo 2016
Olio e territorio
Ercole Olivario 2016 conferma l’eccellenza degli oli italiani
di Giorgio Mencaroni
Intervento di saluto alla XXIV edizione del concorso nazionale Ercole Olivario
Quando si sta per entrare nel venticinquesimo anno di vita – l’Ercole Olivario è nato nel 1993, un quarto di secolo fa - inevitabilmente si è tentati di volgere indietro lo sguardo e ripercorrere il cammino compiuto.
Ed è giusto che sia così, perché in questo modo si riesce a valutare – anche criticamente – le scelte fatte, le strategie adottate, gli obiettivi raggiunti e quelli mancati. Dunque, non una operazione nostalgia, ma una analisi profonda da cui trarre indicazioni per ripartire e dare vita all’Ercole Olivario di domani.
Ma cosa abbiamo realizzato con l’Ercole Olivario? In primo luogo, abbiamo concorso alla diffusione della cultura della qualità, contribuendo a rendere migliori le eccellenze olearie - Dop, Igp e Biologici - dei tanti territori della penisola; abbiamo indirizzato gli olivicoltori e i produttori su percorsi virtuosi di miglioramento strutturale delle proprie aziende e dei cicli produttivi. Abbiamo contribuito a dare valore ad un prodotto già eccellente, ma spesso costretto nell’ambito chiuso dell’autoconsumo o poco più. Abbiamo accompagnato sul mercato imprese che non c’erano mai andate per propri limiti strutturali e culturali, guidandole sui mercati esteri, verso cui oggi esportiamo una quota importante delle produzioni di eccellenza, con punte che a volte superano il 50% della produzione. Abbiamo messo in atto forme di comunicazione capaci di far conoscere l’olio extravergine di oliva italiano, la sua storia, la straordinaria qualità, in cui si fondono virtù sensoriali e salutistiche. E abbiamo valorizzato la figura dell’assaggiatore in quanto professionista in grado di promuovere l’eccellenza dell’olio extravergine italiano in patria e all’estero.
Sul fronte della comunicazione riteniamo di aver fatto molto, ma anche che è necessario accelerare il passo.Dobbiamo riuscire ad innalzare il livello di percezione nel consumatore, italiano e straniero, della qualità che trova in una bottiglia d’olio di eccellenza, prodotto con olive di ulivi italiani. Dobbiamo essere più convincenti, se volete anche più aggressivi, nel comporre e trasmettere l’immagine di un prodotto realmente diverso, un prodotto con qualità organolettiche speciali, ottimo per nutrirsi, ma che fa anche molto bene alla salute. E che pertanto vale di più e non può non costare di più…Perché se costasse di meno, dovremmo quanto meno insospettirci.
Mi sono sempre chiesto perché un consumatore spende senza problemi 20,30, 40 euro per portarsi a casa una bottiglia di vino da bere a cena con gli amici e storce il naso quando per un kilogrammo di olio extravergine di oliva gli vengono chiesti 8, 10 euro.
Forse è anche perché è stato raggiunto da una informazione poco efficace. In questo, l’Ercole può farsi protagonista di un nuovo percorso. Insieme a tutti gli olivicoltori e produttori.
Ci stiamo già muovendo: grazie alla collaborazione con Agenzia ICE, abbiamo coinvolto 6 eminenti giornalisti provenienti da New York che racconteranno ai lettori delle loro testate enogastronomiche le vere realtà italiane. Racconteranno ai consumatori americani che il nostro olio non è quello su cui si sono abbattute le accuse del New York Times e recentemente di altri organi di informazione. E racconteranno che le nostre imprese non hanno nulla da spartire con chi usa l’olio per i suoi traffici e malaffari.
In generale, dobbiamo continuare a puntare sul concetto di connubio ideale tra olio d’oliva e territorio. E come il territorio italiano coglie la sua identità nella ricchezza delle diversità, così l’olio di oliva rintraccia il suo valore nella imponente varietà produttiva, il cui punto di convergenza è la qualità.
Il "prodotto olio" diventa così metafora e simbolo del "prodotto paese" da tutelare e valorizzare in tutte le sue componenti ideali, economiche, ambientali, antropologiche. Un valore da difendere con forza.
Abbiamo salutato con soddisfazione l’avvento della “Legge Salvaolio” la cui relatrice, onorevole Colomba Mongiello, non ci fa mai mancare il suo appoggio e la sua partecipazione. Abbiamo gioito per le norme comunitarie sull’etichettatura e la tracciabilità, ma non dobbiamo pensare neanche per un attimo che sia giunto il momento di abbassare la guardia. Come è dimostrato dai tanti tentativi di limitare o aggirare le norme nazionali e comunitarie, che invece dovrebbero assicurare all’olio italiano di qualità, salvaguardia e tutela.
Il caso Tunisia è soltanto l’ultimo episodio: permettere l’importazione di 70 mila tonnellate di olio tunisino in due anni – anche colo per motivi “umanitari” – è una scelta pericolosa, che rischia di inquinare il livello qualitativo del nostro prodotto, senza del rischio di adulterazioni e contraffazioni.
L’Ercole Olivario in questo è stato una barriera che da 25 anni si oppone allo svilimento della qualità e ai tentativi anche criminali di distorsione del mercato.
In questi anni il concorso Ercole Olivario ha saputo qualificarsi come il Concorso più prestigioso e autorevole per l’intero comparto dell’olivicoltura nazionale. In tanti ci hanno imitato e ancor oggi ci imitano, ma di questo non ci preoccupiamo, anzi ne siamo gratificati: è la prova che abbiamo centrato il tiro.
Dall’Ercole è nato, quasi per gemmazione, un “movimento” che negli anni si è arricchito di sempre nuove presenze e, dunque, di nuove opportunità per l’intera filiera olivicola italiana.
Noi non abbiamo perso di vitalità, anche di fronte ad avversità come l’annus horribilis 2014, che ha rischiato di spazzare via tante imprese.
All’edizione di quest’anno hanno partecipato 249 oli di 17 regioni italiane. 100 di questi sono arrivati alle finali di Perugia, 51 DOP e 49 Extravergini, di cui 30 biologici. E’ interessante notare che l’Ercole riesce a qualificarsi come punto di riferimento sia per aziende mature, che per le imprese giovani: le prime, ante 1980, sono il 20% del totale dei partecipanti e sono il 22% quelle nate dopo il 2005.
E nonostante le difficoltà che il Governo sta dispensando al sistema camerale l’Ercole non si ferma,: se non ci sarà un cambio di indirizzo, ad essere colpite sarete anche le imprese di questo settore.
Quest’anno, nonostante i taagli di bilancio, siamo riusciti a mantenere, anzi, ad sviluppare nuovi servizi che il concorso offrirà alle imprese partecipanti, anche se, per la prima volta, siamo stati costretti a chiedere un piccolo contributo per la realizzazione delle diverse fasi del Concorso.
Nel dettaglio, a tutte le imprese partecipanti forniremo uno studio sulla presenza on line della propria azienda con indicazioni per ottimizzarne la visibilità.
Inoltre, grazie alla collaborazione con Agroqualità verrà compiuta una verifica sulla presenza degli elementi obbligatori previsti dai Regolamenti europei e relativi decreti attuativi in materia di etichettatura.
Infine ci impegneremo in modo particolare sul fronte della internazionalizzazione del prodotto, grazie ad un accordo con l'ICE che, già da diversi anni, ci ha permesso di portare all’attenzione dei mercati internazionali la qualità dei nostri oli, attraverso iniziative di divulgazione e promozione.
Un ringraziamento particolare al CREA, Centro di ricerca per l'olivicoltura e l'industria olearia che ha seguito le selezioni regionali, dove non si sono attivate le singole unioni.
I 100 oli finalisti, giunti dalle 17 regioni partecipanti sono stati valutati da una Giuria Nazionale, guidata dal Panel Leader Giuseppe Cicero e costituita da 16 degustatori, in rappresentanza delle regioni olivicole italiane, nominati dal Comitato di coordinamento su segnalazione delle Unioni Regionali delle Camere di Commercio. In una condizione non facile, sentiamo di aver svolto anche quest’anno un buon lavoro a beneficio di un comparto determinante per le sorti della nostra economia.
Il segreto è tutto nella formula dell’Ercole: non fermarsi mai e innovare sempre, ma al tempo stesso, mantenere ferma la caratterizzazione originaria di momento alto di riconoscimento del lavoro, della capacità, dell’abnegazione di imprenditori che, con il loro impegno e la costante ricerca, rendono gli oli di qualità italiani i migliori del mondo.
Un saluto sincero e caloroso agli olivicoltori, ai produttori, ai frantoiani italiani, che hanno assicurato alla ventiquattresima edizione dell’Ercole Olivario una partecipazione numerosa, sentita e di grande livello. Grazie per averci consentito di compiere un altro piccolo passo in quella che riconosciamo come la civiltà dell’ulivo, che si manifesta - ci ricorda Braudel - nel “mare degli oliveti mediterranei", dove ovunque si ritrova “la medesima trinità, figlia del clima e della storia: il grano, l’olivo, la vite, ossia la stessa civiltà agraria, la medesima vittoria degli uomini sull’ambiente fisico”.