IL PUNTO
30 settembre 2012
La volontà che si oppone alla crisi
di Giorgio Mencaroni
Non si torna mai indietro. E pertanto la crisi non passerà con interventi in qualche modo analoghi a quelli che in passato ci risollevarono da altre crisi e che magari oggi possono sembrarci nuovamente adeguati e risolutivi. Non è così, le società, i sistemi, le economie mutano e mutando si evolvono, divenendo altra cosa, diversa, profondamente diversa. Così l’uomo, da cui il cambiamento discende – causa e effetto – lo fa proprio e ne fa caposaldo di nuovi modi di vivere, relazionarsi, lavorare, produrre. La crisi di inizio millennio è la prima realmente globale di un mondo globalizzato, per estensione, contenuti, ripercussioni; ed è nuova per questo, ma lo è anche per il contesto, inedito anch’esso, in cui si è sviluppata. Non è mia intenzione proporre l’ennesima interpretazione della crisi – servirebbe a ben poco – ma voglio invece indicare, pensando al futuro, una prospettiva che si muova intorno ad alcuni punti fermi su cui costruire la ripartenza del sistema socio economico locale. Che ha bisogno di essere migliorato e irrobustito, non rottamato. Il modello di imprenditorialità diffusa è un valore sicuro, un bene rifugio che può ancora garantirci sviluppo e benessere. Anche in questo momento nella nostra provincia si manifesta una straordinaria volontà di intraprendere, azione forte, coraggiosa, di uomini che attraverso l’impresa si oppongono alla crisi. Nel secondo trimestre di questo che è il quinto anno consecutivo di depressione, la base imprenditoriale ha la forza di allargarsi al ritmo di 11 nuove imprese al giorno. Molte sono anche le cessazioni, comunque in calo, ma molto più numerose sono le aperture di nuove imprese, che con fiducia scommettono sul futuro. Neo imprenditori che nell’accettare la sfida del mercato, raccolgono il testimone di coloro che hanno fatto grande l’Italia nel mondo: dobbiamo incoraggiarli e sostenerli con tutti i mezzi possibili, riaffermando la centralità dell’impresa nello sviluppo dell’intera società, perché senza l’impresa non c’è crescita, non c’è lavoro, non c’è futuro. In quelle 11 imprese che abbiamo visto nascere in ognuno degli ultimi novanta giorni troviamo la conferma di quante energie e intelligenze conservi questo nostro paese. Questa è la speranza che dobbiamo proteggere dal diluvio di dati, giudizi, interpretazioni in negativo che ci investono da ogni parte facendoci perdere la consapevolezza delle nostre potenzialità. Che esistono e non sono poche. Mi ha colpito l’ultimo report dell’unica Agenzia di Rating italiana autorizzata a livello europeo che ha individuato in provincia di Perugia 228 aziende Top Performer con rating “eccellente” da A1 a A4. Si tratta di società di capitali, 23 con fatturato oltre i 50 milioni di euro, considerate dei veri e propri “campioni” del tessuto economico e produttivo provinciale, con caratteristiche strutturali e manageriali di tutto rispetto pur in un contesto di generale debolezza dello scenario economico. Imprese di questo tipo possono trainare all’interno di reti e filiere, tante altre realtà produttive che da sole non riescono a conquistare spazi sul mercato domestico, tanto meno su quelli esteri, dove in questo momento si presentano ottime opportunità. L’export provinciale segue un andamento positivo e nel 2012 sta ampliando i progressi conseguiti nel 2011, ma l’apertura all’internazionalizzazione delle nostre imprese è ancora scarsa e corriamo il rischio di perdere concorrenzialità e quote di mercato interessanti, se non decisive in un momento come questo. Il sistema camerale sostiene l’internazionalizzazione delle imprese e la Camera di Commercio di Perugia all’interno del suo programma di attività riserva attenzione particolare ai processi di apertura verso i mercati esteri delle pmi provinciali. La Convention mondiale delle Camere di Commercio italiane all’estero, che per la prima volta siamo riusciti a tenere in Umbria, è un’occasione di straordinario valore per il sistema economico locale. È come se le nostre imprese si trovassero davanti 76 sportelli in grado di indirizzarle verso i mercati di paesi fertili, dove c’è domanda. Le imprese che puntano all’internazionalizzazione non hanno bisogno di chiacchiere e per questo abbiamo chiesto ad Assocamerestero pochi convegni e più occasioni d’incontro con chi lavora e produce all’estero nei settori in cui siamo più forti, presentandoci per reti e filiere di settore e di prodotto, all’interno delle quali le aziende più strutturate, già presenti nei mercati esteri, diventano traino per l’internazionalizzazione delle imprese più piccole. Dieci i poli individuati: automotive, areospazio, arredo casa, biomedicale, energie rinnovabili, grafica editoria, agroalimentare, meccanica agricola, turismo, abbigliamento. Con una certezza: la XXI Convention Mondiale delle Camere di Commercio Italiane all’Estero determinerà un passo decisivo verso una presenza più stabile e produttiva delle imprese locali sui principali mercati esteri.