IL PUNTO

28 febbraio 2017

Il valore dell'Olio

25 anni di storia, un lungo viaggio che fa dell’Ercole Olivario un appuntamento irrinunciabile per tutti i player del comparto

di Giorgio Mencaroni

Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio di Perugia e del Comitato organizzatore del Premio nazionale Ercole Olivario, presenta alla Camera dei Deputati la 25esima edizione del concorso

25 anni sono un anniversario importante per una manifestazione che, nel corso del tempo, è diventata un punto di riferimento essenziale per tutti coloro che si muovono nell’ambito del settore olivicolo. Un momento di confronto per tutti i player di un settore che rappresenta un asset importante, un fiore all’occhiello per tutto il Made in Italy.

Ricordo che stiamo parlando di un patrimonio non solo economico, ma anche sociale, ambientale, storico. Un milione di ettari coltivati che danno lavoro a circa un milione di addetti impegnati nella filiera e che, soprattutto in alcuni territori del nostro Sud, costituisce un formidabile volano, la spina dorsale del tessuto sociale di questi luoghi. Circa 180 milioni di piante, al punto che gli oliveti raccontano, dal punto di vista iconografico, il nostro Paese, costituendone un elemento paesaggistico che è entrato nell’immaginario collettivo di tutti. E 500 cultivar riconosciute, a raccontare di una biodiversità che fa dell’Italia il Paese leader per quello che concerne la produzione olivicola di qualità.

Non è certo un caso se, tra le poche voci in attivo nel bilancio italiano, quella dell’export alimentare e dell’incoming legato al turismo enogastronomico rappresentano due elementi di traino formidabili. Qualcuno ha detto che il nostro Paese potrebbe vivere di turismo ed enogastronomia, spesso abbinandoli in un connubio dotato di incredibile fascino: non so dire se questa affermazione sia totalmente vera ma certamente va valutata e presa nella dovuta considerazione.

E, con modestia ma anche con la convinzione di aver bene operato, ritengo che l’Ercole Olivario, in questi 25 anni di storia, abbia portato il suo contributo alla costruzione del Made in Italy al quale il mondo intero guarda con ammirazione e, talvolta, con un pizzico di invidia.

Cercando nei nostri archivi per ricostruire, con l'aiuto di dati numerici, il grado di partecipazione che la manifestazione ha rappresentato nel tempo, abbiamo totalizzato ben 8.378 etichette che hanno partecipato al concorso, dallla prima edizione, nel 1993, ad oggi.

Sul podio sono saliti finora 249 vincitori, a testimoniare l’Italia dei produttori olivicoli di qualità, in grado di andare avanti anche a costo di grandi sacrifici e di rappresentare al meglio il nostro Paese sugli scaffali di tutto il mondo.

Ed è stata una piacevole sorpresa, nello stilare la classifica delle regioni che hanno ottenuto più riconoscimenti in queste 25 edizioni, trovare le nostre due isole sui gradini più alti del podio. La Sicilia, con un palmares di ben 40 trofei, seguita dalla Sardegna, con 37. A seguire, la Toscana con 32, a parimerito con il Lazio che negli ultimi anni ha vissuto una sorta di Rinascimento Olivicolo. E subito fopo l’Umbria, con 30 riconoscimenti.

Ma nella stanza dei trofei sono rappresentate praticamente tutte le regioni della penisola. A dimostrazione di una qualità diffusa, di una irripetibile combinazione di terreni e condizioni microclimatiche. E soprattutto del "saper fare", di un’arte tramandata di generazione in generazione.

Sabato 1° aprile saremo ancora una volta sul palco a consegnare i premi di questa edizione 2017. E come sempre sarà bello, e anche commovente, vedere alternarsi volti di uomini e donne che ogni giorno lavorano per offrirci un extravergine di qualità, un prodotto in grado di raccontare il territorio di appartenenza ma anche la storia di famiglia e di aziende, la passione di persone che dedicano la loro vita al nobile lavoro della terra. E credo valga la pena sottolineare come, soprattutto nelle ultime edizioni, siano sempre di più i giovani che hanno voluto raccogliere il testimone e impegnarsi in un’attività dove il sacrificio è qualcosa di più di un concetto astratto. E’ guardando nei loro occhi, stringendo le loro mani, che si ha, per una volta, la sensazione che il futuro di questo Paese possa avere più luci che ombre.

L'appuntamento è quindi a Perugia, dove si svolgerà la fase finale del concorso, che quest’anno vede in lizza 174 etichette, provenienti da 17 regioni.

Ci sarà, come sempre, un panel di degustazione, guidato da Angela Canale, con un team esperto e consolidato che selezionerà i vincitori del 2017 nelle diverse categorie.

In proposito va detto che Ercole Olivario premia gli oli extravergine di oliva che raggiungono i primi due posti nelle due graduatorie finali, quella della DOP (oli a denominazione di origine) e EXTRA (oli extravergine) per le singole tipologie del fruttato leggero, fruttato medio e fruttato intenso.

A questi vanno aggiunti altri 4 premi speciali:

•          Amphora Olearia,  per la miglior etichetta;

•          Lekythos, alla personalità straniera che si è particolarmente distinta per conoscenza delle tecniche di assaggio; 

•          Menzione Speciale Olio Extravergine Biologico dell’anno;

•          Premio “Il Coraggio di fare Nuove Imprese Agricole”, riservato alle aziende finaliste avviate nell’ultimo quinquennio. 

Ma il lavoro dell’Ercole Olivario non si esaurirà con la giornata di sabato 1° aprile. Subito dopo le aziende vincitrici saranno presenti agli stand che UNAPROL, insieme a ICE, allestiranno al Sol di Verona nel mese di aprile e a TUTTOFOOD di Milano, in maggio.

Inoltre, sempre con la preziosa collaborazione dell’ICE, organizzeremo dei tasting in Canada, mercato in costante crescita e che dedica un’attenzione sempre maggiore all’extravergine italiano, un comparto che sviluppa circa un miliardo di euro l’anno. Possono embrare tanti, ma in realtà sono pochi perché non sfruttiamo al massimo una potenzialità enorme. L’Ercole, in questo quarto di secolo, tra i suoi meriti ha avuto anche quello di creare la giusta sinergia tra mondo produttivo e istituzioni. Continuiamo a farlo, perché il futuro del nostro paese è anche nel lavoro della terra.