ARTE, MUSICA & CULTURA

30 settembre 2012

PerugiAssisi 2019, scommessa Capitale

di Massimo Duranti

Il Presidente Bracalente: “La partecipazione alla competizione per Capitale europea della cultura del 2019 come opportunità di rimessa in moto della progettualità e dell’innovazione”

 Per la candidatura Perugiassisi 2019 è stata creata una Fondazione (di partecipazione) con il Comune di Perugia, il Comune di Assisi, la Regione Umbria, ma l’intento è di allargarla anche ad altre istituzioni come le Province, ai maggiori (e minori, ma non per qualità) Comuni umbri, certamente alla Camera di Commercio, e agli imprenditori. È stato insediato un Consiglio di amministrazione molto snello presieduto da Bruno Bracalente, Ordinario di statistica economica all’Università degli Studi di Perugia, già Presidente della Regione, Stefania Giannini, Rettore dell’Università per Stranieri, vice presidente, e Andrea Ragnetti, Amministratore delegato di Alitalia, consigliere. L’ultima riunione del consiglio ha definito lo staff e nominato Arnaldo Colasanti direttore culturale e Lucio Argano project manager. Il budget sarà di 1,5-2,0 milioni di euro per la progettazione delle strategie e delle iniziative preparatorie. Bracalente e il suo staff hanno girato tutta l’estate per l’Umbria incontrando – tra gli altri – una quantità di Comuni che rappresentano l’80% della popolazione regionale, oltre ad associazioni, imprenditori ed altri soggetti pubblici e privati per motivare la candidatura e raccogliere idee. In realtà, all’inizio a Perugia c’era un po’ di scetticismo, anzi molto, ma poi si è capito che la candidatura sarebbe stata non solo una scommessa, ma comunque un’occasione irripetibile per metter in moto o rimettere in moto la progettualità per ridisegnare le città e poteva rappresentare un volano per favorire la crescita, il tutto a valere sia per gli anni che precederanno il 2019, sia per quelli successivi. E a questo punto sono in molti a credere che ce la possiamo fare.

Della candidatura ne parliamo col Presidente della Fondazione perugiassisi 2019 Prof. Bruno Bracalente chiedendogli subito di spiegare su quali contenuti si deve lavorare per presentare una proposta credibile partendo anche dalla sua ricerca del 2010 (L’Umbria verso il 2020, Angeli, 2010), dove denunciava l’aumento dello spread, diremmo oggi, fra il livello dello sviluppo in Umbria e la media italiana, individuando due motori autonomi per lo sviluppo: il primo l’industria manifatturiera di qualità e i servizi alle imprese e il secondo riguardante l’economa turistica e della cultura fondata sulle risorse territoriali.

 Il motore culturale è a tutti gli effetti un motore autonomo dello sviluppo, capace di rafforzare la competitività del sistema: sia incrementando il turismo culturale e le attività di servizi ad esso collegate (le esperienze recenti delle Capitali europee della cultura ci dicono che l’effetto è molto rilevante); sia come fattore di innovazione, che nei prodotti del “made in Italy” spesso passa attraverso il design e la creatività artistica; sia come driver della rigenerazione urbana e per una nuova qualità delle città e dei centri storici. Se vogliamo rafforzare l’economia regionale del futuro, dobbiamo pensare a rafforzare tanto la competitività delle imprese aperte al mondo, quanto la competitività delle città e della economia urbana, che è e sarà sempre più economia dei servizi e della cultura. In concreto, ai fini della candidatura dobbiamo lavorare su due piani. In primo luogo si tratta di definire un programma culturale e artistico per il 2019 che a partire dalla nostra storia culturale parli alla cultura europea e guardi al futuro. A questo dovranno pensare il direttore culturale, che è già al lavoro, e il comitato scientifico, che si insedierà nelle prossime settimane. Il programma sarà costruito ascoltando e coinvolgendo tutte le grandi e meno grandi manifestazioni ed espressioni culturali delle due città e della regione, cosa che è stata già avviata, e dovrà essere fondato su diffuse forme di cooperazione culturale e artistica a livello europeo e internazionale. In secondo luogo dovremo definire una visione e un piano strategico per un nuovo sviluppo delle due città e della regione, fondato sulla cultura e la creatività intese anche come fattori di sviluppo economico, individuando nuove infrastrutture culturali e urbane da realizzare. Questo è un elemento del progetto di candidatura altrettanto importante del programma culturale per il 2019, e più impegnativo per quanto concerne gli investimenti pubblici e privati da attivare. Oltre all’impegno progettuale delle istituzioni e della Fondazione è decisivo il ruolo propositivo degli imprenditori e la loro volontà e capacità di investire su progetti innovativi e che guardino al futuro.

Sono due le azioni metodologiche ed una in particolare la tematica individuate per la fase di progettazione: tavolo di progettazione strategica fra Comuni di Perugia e Assisi con Regione e Fondazione; analisi dei limiti e delle potenzialità del territorio, che verrà condotta in collaborazione con l’AUR (Agenzia Umbria Ricerca), il CST di Assisi e la sede regionale dell’Istat; partecipazione al bando “Smart cities” (le città intelligenti) dal quale poter attingere cospicue risorse. Ce le vuole spiegare, soprattutto rivolgendosi agli imprenditori umbri.

 I tre aspetti sono tra loro collegati. Il Tavolo di progettazione strategica con i Comuni di Perugia, Assisi, con la Regione e ovviamente la Fondazione, che verrà riunito tra poco, con tecnici ed esperti settoriali, è molto importante, perché deve dare le direttrici delle trasformazioni urbane delle due città e della regione che si vogliono mettere in moto anche sotto la spinta della candidatura. Si tratta di progettare la trasformazione urbana, le infrastrutture ur- bane e il futuro della nuova offerta di attività culturali per Perugia e Assisi e anche per altre parti del territorio regionale. Soprattutto su questi interventi su larga scala si sono caratterizzate le candidature di maggiore successo nel recente passato, da Genova a Liverpool, a Essen, che sono state Capitali della cultura nel corso dell’ultimo decennio. Il tempo è poco, perché il progetto di candidatura deve essere definito nelle sue linee generali già tra meno di un anno, poi ci sarà un altro po’ di tempo, se supereremo la fase di preselezione, per approfondire il tutto. Ma occorre muoversi subito e provare a dare il segno tangibile di un cambiamento profondo, il che richiede, lo sottolineo ancora, oltre all’impegno progettuale delle istituzioni e alla conseguente individuazione di risorse pubbliche, anche e soprattutto l’impegno propositivo e la volontà di investire degli imprenditori privati. Il cambiamento è necessario per tutto il meccanismo di sviluppo economico e sociale della regione, che come sappiamo bene mostra non pochi punti di debolezza. Soprattutto su questi dovrà concentrare l’attenzione il gruppo di lavoro che si è appena costituito con l’AUR, il CST (per la parte turistica) e l’Istat regionale. La candidatura sarà infatti forte se sarà in grado non solo di parlare alla cultura europea con proposte innovative nel programma culturale, ma anche se saprà dare risposte ai problemi sociali ed economici delle due città e del territorio. Problemi che una sistematica analisi economica, sociale, culturale e turistica del territorio dovrà evidenziare con la massima chiarezza perché è a partire da essi che dovranno essere individuate le strategie per un progetto di nuovo sviluppo economico e sociale fondato più che in passato sulle attività culturali e creative. Il bando SMART CITIES del Ministero della Ricerca, annunciato proprio a Perugia dal Ministro Profumo, è l’occasione per misurarsi con la progettazione di forme avanzate di innovazione e trasformazione delle città e noi dobbiamo esserci con un progetto coerente con la candidatura a capitale europea della cultura. La Fondazione sta sollecitando i due Comuni e la Regione a promuovere e sostenere un progetto sulla valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale coinvolgendo Dipartimenti universitari, imprese nazionali e piccole di carattere locale e spin-off accademici.

Fra gli esempi che voi della Fondazione portate fra le progettazioni “simbolo” c’è quella riguardante il centro storico di Perugia. Una situazione in verità molto difficile dove continuano a chiudere esercizi commerciali e avanza lo spopolamento di abitanti, seppure ora mentre è stato riportato un po’ d’ordine pubblico, ma ancora c’è spaccio diffuso e l’acropoli è teatro di violenze fra gruppi di etnie diverse che sembrano aver occupato il centro storico. Dunque, l’aver individuato questo ambito per la progettazione pare ardimentoso. Cosa si può fare?

Gli interventi che si riuscirà a individuare e a programmare per il centro storico di Perugia sono quelli che più di altri daranno il segno alla candidatura e ai processi di cambiamento che essa potrà innescare. Perché il centro storico di Perugia è di straordinario valore e perché lì sono concentrati, come ha ricordato, molti nuovi problemi sociali e di sicurezza. A questi problemi bisogna dare risposta e la candidatura è l’occasione per farlo oppure non vedo quale altra occasione potrà esserci in futuro. Il tavolo tecnico dovrà trovare soprattutto i modi e le risorse pubbliche e private per dare nuova vita e nuove funzioni a un patrimonio immobiliare largamente inutilizzato: da via dei Priori, a via Oberdan; dal Mercato coperto al vecchio carcere di Piazza Partigiani; a tante altre strutture piccole e medie che magari neppure conosciamo tutte. Nuova vita e nuove funzioni per avviare un nuovo ciclo della economia del centro storico e della intera città, e per rispondere alla necessità di nuovi servizi per la vita quotidiana dei residenti e in particolare per gli studenti universitari. La candidatura a capitale europea della Cultura significa anche che la città vuole offrire ai suoi studenti e ai suoi giovani servizi culturali e del tempo libero all’altezza delle moderne città universitarie europee. Ma, ancora una volta, non bastano le ricognizioni delle necessità e delle opportunità: insieme alla disponibilità di opportunità e risorse di carattere pubblico, servono le proposte e gli investimenti dei privati.

Realisticamente, Professore, quante chance ha perugiassisi di diventare capitale europea della cultura?

Quando si concorre in tanti in genere è più probabile perdere che vincere. E tuttavia la nostra candidatura è considerata tra quelle (non molte: cinque o sei) che possono farcela. Ma io sottolineo spesso, e lo ripeto, che in questo caso è comunque molto importante partecipare e costruire un buon progetto di candidatura. Il progetto, se ben fatto e se sviluppa appieno le caratteristiche che ho delineato, è di per sé un grande investimento, che potrà produrre risultati positivi per lo sviluppo delle attività culturali e per i processi di trasformazione urbana e nella economia delle città indipendentemente dall’esito della competizione.  

Fotogallery