ARTE, MUSICA & CULTURA

31 marzo 2012

“De Ingegno Et Spirito Pelegrino” Grande evento sul Signorelli in Umbria

di Massimo Duranti

Dunque, tornano a Perugia e in Umbria le grandi mostre. Quella dedicata a Luca Signorelli che si inaugurerà il 21 aprile, per rimanere aperta fino al 26 agosto, è un altra importante pagina di un discorso sull’arte centro-italiana del quattro-cinquecento avviato nel 2004 con Perugino, proseguito poi con Duccio e nel 2008 con la sorprendente performance di Pintoricchio, che registrò un successo di pubblico oltre ogni più rosea previsione. Perugino era umbro, seppure non nativo del capoluogo, mentre lo era Pintoricchio, ma il Signorelli era nativo di Cortona (1445-1523), a un tiro di schioppo dal lago Trasimeno, tuttavia in Umbria ha lasciato molte e significative tracce del suo intenso lavoro. Fu allievo di Piero della Francesca e fu vicino in gioventù al clima culturale fiorentino. Del 1474 è il primo impegno in Umbria, a Città di Castello con San Paolo a Torre del Vescovo, ma l’esordio importante è quello a Roma nel 1482 quando fu chiamato a lavorare, anche lui, alla Cappella Sistina dove realizzò il Testamento e la Morte di Mosé. Nel 1484 dipinse la famosa Pala Vannucci ed altre opere fra Toscana, Umbria e Marche. Affina progressivamente il suo linguaggio, che supera anche la cultura fiorentina di elezione, per approdare a una armonizzazione di tradizione e innovazione in senso umanistico con composizioni molto complesse e affollate e cromie sempre più ardite, ma armoniose. Una tendenza verso uno stile del tutto autonomo rispetto al suo tempo che culminò nella realizzazione di grandi cicli pittorici negli edifici religiosi, in particolare quello a Orvieto, dunque ancora in Umbria, dove dipinse probabilmente il suo capolavoro. Nella Cappella di San Brizio del Duomo, una delle architetture religiose del ‘400 più importanti in Italia, realizzò fra il 1499 e il 1502 le Storie dell’anticristo, la Resurrezione della carne, i Dannati e i Beati , l’Avvento del Paradiso e l’Inferno. Un dinamismo definito lineare e fiorentino al modo di Verrocchio che annota la contrastante calma, la spazialità luminosa di Piero della Francesca. Ma domina nel cortonese soprattutto la plasticità dei corpi, la drammatizzazione e spettacolarizzazione complessiva, tanto che molta della critica vi vede l’anticipazione del linguaggio michelangiolesco. Il Vasari, che non risparmiò critiche a Perugino, del Signorelli dice invece che fu “tanto famoso…quanto nessun altro in qual si voglia tempo sia stato giammai”. Si racconta anche che vestiva molto bene, che era brillante, sapeva ben trasmettere agli allievi la sua arte e amava la vita agiata. Del Vasari era anche lontano parente e lo aveva conosciuto fin da quando era bambino ad Arezzo. Ma fra gli esegeti del toscano, il curatore Francesco Mancini, concorda soprattutto con quanto scrisse anche il grande conoscitore d’arte della metà dell’Ottocento Giovan Battista Cavalcaselle, per il valore tonico dei suoi nudi” e per un “senso della forma” che è il nostro senso formale”. Mancini ricorda anche che questo concetto è stato ripreso da Bernard Berenson nel 1936 che considerò Signorelli fra i maggiori illustratori moderni. In tempi di crisi l’Umbria rilancia col turismo culturale scommettendo su questo grande artista che è forse meno conosciuto degli altri - l’ultima mostra è del lontano 1953 e si svolse fra Cortona e Firenze -, ma soprattutto per la sua presenza diffusa in Umbria, il che consente ai curatori: Fabio De Chirico (il nuovo Soprintendente ai Beni Culturali), Vittoria Garibaldi, Tom Henry (curatore di una piccola mostra sull’artista toscano nel 2006 a Umbertide nella Chiesa di Santa Croce per ilo ritorno, dopo il restauro, della famosa Pala di Umbertide) e Francesco Federico Mancini, che firmò con la Garibaldi Perugino e Pintoricchio, di articolare sul territorio l’evento seguendo proprio il dipanarsi temporale dell’attività signorelliana fra Città di Castello, Perugia e Orvieto, garantendo anche un più ampio itinerario dei luoghi della sua pittura fino alla toscana città natale. Le aspettative sui visitatori sono importanti (150-200.000), come il complessivo ritorno turistico e d’immagine per la regione, il che ha indotto anche le Camere di commercio dell’Umbria a intervenire significativamente, come quella di Perugia, che ha stanziato 50.000 euro. Il budget complessivo supererà i due milioni di euro, ma è notorio che eventi come questo hanno un indotto che gli esperti calcolano con un moltiplicatore che si avvicina a 7. Promossa dal Ministero per i Beni e le attività Culturali (Direzione Regionale per i Beni Culturali e Soprintendenza per i Beni Storici dell’Umbria), dalla Regione Umbria, dalle Province di Perugia e Terni, dai Comuni di Perugia, Terni, Città di Castello e Orvieto, dalle Diocesi di Perugia, Orvieto e Città di Castello, dalle Fondazioni delle Casse di Risparmio di Perugia, Orvieto, e Città di Castello, dalle Camere di Commercio di Perugia e Terni e dall’Università degli Studi di Perugia, l’organizzazione è stata affidata a Civita. De ingegno et spirito pelegrino, il titolo della mostra è tratto dalla definizione dell’artista coniata da Giovanni Santi, padre di Raffaello, presenterà un centinaio fra dipinti (soprattutto su tavola), di cui quasi settanta del Signorelli e gli altri per illustrare il contesto artistico in cui si sviluppò il suo lavoro, e una ventina di disegni (fra cui i bozzetti per la cappella di San Brizio del Duomo orvietano). Le opere provengono da musei di tutto il mondo: New York, Boston, Oxford, Londra, Toledo, Amsterdam, varie città tedesche, ovviamente dall’Italia: Uffizi di Firenze, Brera, Palazzo Pitti ecc. Tutti importanti prestiti che consentiranno – fra l’altro – di mettere a confronto per la prima volta quattro Madonna con Bambino provenienti da musei di Venezia, Boston, Oxford e Londra con la Madonna col Bambino proveniente da Senigallia. Nella Galleria Nazionale dell’Umbria si vedrà un compendio di tutta l’opera signorelliana, seppure la piena maturità sarà meglio presentata a Città di Castello insieme alla sua eredità artistica. A Perugia sarà esposta la Pala di San’Onofrio del 1484, che è del Museo Capitolare del Duomo perugino di San Lorenzo, opera giovanile di rilievo, frutto della committenza dell’amico cortonese dell’artista Jacopo Vannucci, vescovo di Perugia, da un particolare della quale è tratta l’immagine della mostra, e poi, fra le altre, Donna col Bambino e un nudo virile, da Toledo, l’Annunciazione da Voltera, la Flagellazione, del Sodalizio Braccio Fortebraccio, da Perugia. Dal Metropolitan Museum of Arts di New York arriverà la Vergine col Bambino. Accanto al Duomo di Orvieto, dove è dipinto il già citato “finimondo” signorelliano, nel Museo dell’Opera del Duomo sarà allestito il cantiere di restauro della Pala di Paciano, insieme a Santa Maria Maddalena e i ritratti di Luca Signorelli e Niccolò Franchi dipinti su una tegola. Altri luoghi orvietani illustreranno l’artista e la sua bottega, nonché rari volumi e opere del ‘900 che si rifanno al Signorelli. A Città di Castello, a Palazzo Vitelli alla Cannoniera, vi saranno esposti ritratti della piena maturità: Niccolò e i figli Camillo e Vitellozzo, la pala d’altare col Martirio di San Sebastiano degli ultimi anni del ‘400, il Gonfalone della SS. Trinità del 1499, lo Stendardo di San Giovanni e la Pala di Santa Cecilia, ed ancora alcune predelle per le pale d’altare. Anche nel territorio altotiberino si potrà percorrere un itinerario signorelliano. Lo stesso dicasi per Sansepolcro e per Cortona. La bellezza, quella che “salva il mondo”, esorcizzerà anche la crisi.

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