ARTE, MUSICA & CULTURA
31 dicembre 2012
Dai Monti di Pietà ai Consorzi Agrari
di Giovanni Zavarella
E l’uomo cacciatore e pescatore divenne agricoltore. Si armò di attrezzi e cominciò a coltivare la terra. E poi asservì gli animali al suo servizio per diminuire la fatica e nutrire, più e meglio, la propria famiglia. Divenne anche pastore. I campi assicurarono all’uomo, non più eterno migrante, il frumento. Purtroppo si sviluppò anche l’egoismo. E i più poveri ebbero a pagare ai più ricchi. Allo scopo ci soccorre quanto ebbe a scrivere M.Terenzio Varrone: “quasi tutti i padri dediti alla coltivazione dei campi, abbandonati la falce e l’aratro, hanno preferito agitare le mani per gli applausi nel teatro e nel circo anziché adoperarle per coltivare messi e vigneti; dobbiamo così ingaggiare chi ci conduca a prezzo di concorrenza dall’Africa e dalla Sardegna il grano per sfamarci e vendemmiare con le navi dalle isole di Cao e di Chio”. Il fenomeno divenne drammatico. Gli imperi, per poter dominare, avevano bisogno di frumento per nutrire i propri eserciti. Depredavano i popoli sottomessi e li spogliavano delle loro ricchezze. E tra queste vi erano i raccolti di grano. Non di rado i poveri contadini morivano di fame. Fino a quando, nel secolo XV, non nacquero i Monti di Pietà. Furono ideati e realizzati da S. Bernardino da Siena e dai Francescani che si scagliavano, nelle loro ferventi missioni popolari, contro tutti i vizi, specialmente quello dell’usura. Sorsero proprio dalla loro passione i Monti di Pietà: Perugia 1462, Gubbio 1463, Orvieto 1463 Città di Castello e Terni (1467), Assisi (1468), Cascia (1464 o 1474?), Todi (1471), Amelia (1470), Alviano (1614). “In contemporaneità sorsero i Monti Frumentari - dice Mario Tabarrini* – che ebbero lo stesso scopo dei Monti di Pietà di sollevare gli indigenti distribuendo grano panificato in elemosina e grano in prestito per la semina da restituire al raccolto, con una maggiorazione del’1,80%, fondo che serviva a dotare le ragazze povere e virtuose che volessero monacarsi o sposarsi”. Sembra che il primo sia stato fondato da Fra Andrea da Faenza a Foligno nel 1488. Coevo è quello di Spoleto. Ad Annifo è del 1492, mentre quello di Assisi è del 1633. Erano dotati di Statuto. (chi volesse saperne di più può consultare il volume Atti Accademia Properziana del Subasio n.1-1978). Le due secolari istituzioni furono soppresse nel 1862 e unite alle Congregazioni di Carità con un decreto del 1865. A ridosso delle soppressioni dei Monti di Pietà e dei Monti Frumentari, i possessori di proprietà agricole intesero che era tempo di costituire un organismo associativo che potesse favorire la produzione di grano in particolare e l’agricoltura in generale. Dalle ceneri di una cultura produttiva ed associativa del recente passato nacquero i Consorzi Agrari. Il Consorzio Agrario provinciale di Perugia trae la sua origine dal Consorzio Cooperativo, costituito con atto rogato del notaio Benedetto Tassi il 5 agosto 1899, e regolato da uno Statuto approvato nella adunanza generale dei soci che ebbe luogo il 20 luglio 1899, data che viene riconosciuta come quella della fondazione del Consorzio. Anche se c’è da precisare che già un anno prima, e precisamente il 2 dicembre 1898, si erano riuniti a Poggio Mirteto agricoltori sabini fondando il primo Consorzio Agrario Cooperativo dell’Umbria che allora comprendeva, insieme alla nostra provincia, quella di Terni e quella di Rieti. Inoltre sorsero a Todi (1897), Gubbio (1901), Spoleto (1902), Marsciano (1902), Bevagna (1911), Città di Castello (1912), Umbertide (1912), Foligno (1917) Gualdo Tadino (1937), Città della Pieve (1932). E Assisi non restò con le mani in mano. Grazie alla cortesia di Mario Gambelunghe ho potuto ricostruire questo momento associativo in Assisi. Nel 1919 si legge in una pagina della pubblicazione “Il Consorzio Agrario Provinciale di Perugia, 1899-1947”: “ Contemporaneamente a Foligno, sorgeva ad Assisi una sub Agenzia che nell’anno 1919 ebbe l’ardimento di acquistare l’antico palazzo dei Conti Giampé a pochi passi dalle case di Francesco Bernardone. E non sembri irriverenza questa perché come il Vescovo proprietario immagazzinava grano e vettovaglie nel suo palazzo per non far mancare pane ai fedeli durante le dure e frequenti invasioni, così dal giorno che il vetusto edificio passò in proprietà del Consorzio quell’opera di bene venne ripresa su scala più vasta e i magazzini cominciarono a riempirsi di grano, sementi, attrezzi, macchine agricole, prodotti del suolo, ecc. che poi, si riversavano nelle campagne raggiungendo anche le famiglie più bisognose a tutte recando un po’ di bene e sollievo nel tragico periodo della tormentosa seconda guerra mondiale. Durante la quale fu l’unico Ente che provvide a distribuire legna, carbone, stoffe cotonate stroncando in pieno la borsa nera e frenando i continui aumenti di prezzi”. La nota conclude dicendo che “Attualmente in questa Agenzia dipendono i magazzini di Cannara, Santa Maria degli Angeli, Petrignano posti in locali di proprietà del Consorzio Provinciale e quelli di Bastia, Bettona, Pianello e Costano che usufruiscono di locali presi in affitto”. Purtroppo il Consorzio di Assisi non ebbe vita lunga. Ci furono difficoltà nell’incassare i crediti. E forse, anche per le mutate condizioni socio – politiche, i Soci furono costretti ad ammainare le vele dell’autonomia. Per evitare il dissesto economico in data 12 febbraio 1931 si fuse con il Consorzio Agrario Cooperativo di Perugia. Fu un tempo di grande attività che ebbe a scavalcare la seconda guerra mondiale. Poi lentamente i Consorzi ebbero a perdere di mordente. E si cominciò a smantellarne le presenze territoriali. Addirittura si cominciò non solo a dismettere l’attività, (per tante ragioni estranee alla nostra nota giornalistica), ma a vendere le sedi. La sede di Cannara fu venduta nel 1987, nel 1998 toccò a Santa Maria degli Angeli e nel 2002 la stessa sorte toccò a Petrignano di Assisi. La prestigiosa sede di Assisi, per il suo valore storico-culturale interessò la pubblica Amministrazione di Assisi che ne acquistò la proprietà per 25 milioni. Fu questo il tempo della ristrutturazione, revisione e razionalizzazione che ci sembra continui ancora. Comunque la grande esperienza dei Consorzi Agrari non andò dispersa. Ancora oggi, il Consorzio Agrario Provinciale di Perugia svolge un ruolo di grande importanza non solo per la salvaguardia e la promozione dei prodotti di eccellenza umbra, quale olio e vino, ma divenendo anche un vero presidio di tutela dell’agricoltura e degli agricoltori, non ultimo risultando anche un organismo calmierante.
Fotogallery